“Una guerra fra poveri”. L’emergenza coronavirus, come tutte le altre emergenze sociali che hanno assunto i lineamenti di vere e proprie battaglie da combattere (e vincere) per la sopravvivenza della nostra società, rischia di creare collisioni fra le fasce più deboli, costrette a far fronte a situazioni ben al di là delle proprie forze. Ed è in questi frangenti che emergono le situazioni peggiori, che evidenziano le fratture profonde che attraversano il nostro vivere quotidiano, esasperate da un contesto di crisi inedita e feroce. Una di queste realtà viene raccontata nel programma Storie Italiane, condotto da Eleonora Daniele: il dramma delle case popolari occupate, appartamenti di persone che, nel periodo del loro ricovero per coronavirus, vedono sottrarsi inconsapevolmente la loro abitazione da persone che, a operatori e Forze dell’ordine, arrivano a porre la motivazione di non avere dove andare e di non voler contrarre la malattia dormendo in strada. In alcuni casi, come riportato nel servizio, tossendo appositamente verso di loro.
Un appello alle istituzioni
Un modo di approfittare dell’emergenza sanitaria, visto che i legittimi assegnatari degli appartamenti occupati sono persone che, in questo momento, lottano per la vita, affrontando il mostro coronavirus. Un dramma che si consuma nelle città più in difficoltà, come nel quartiere Giambellino di Milano, a due passi dai Navigli. Addirittura, si arriverebbero a occupare dieci appartamenti al giorno. Sulla vicenda, in collegamento da Roma, è intervenuto don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII e direttore di In Terris: “Sono sicuramente comportamenti intollerabili, ma il sentore è che sia una guerra tra poveri, soprattutto fra coloro che in questo momento già manifestano tanta insofferenza. Quanto accaduto è stato commesso da persone disumane, che vanno a occupare la casa di chi, in questo momento, vive nel dolore e nella malattia. Spero che chi di dovere agisca immediatamente”. Allo stesso tempo però, avverte don Buonaiuto, “non bisogna dimenticare che in tempo di guerra si producono fame, angosce, insofferenze, depressioni profonde… Ci sono persone con disturbi mentali che, in tali contesti, vanno ad amplificarsi. C’è bisogno – ha spiegato – di una riflessione profonda su questa società che si trova ad affrontare e subire questa pandemia. Continuo ad appellarmi alle istituzioni affinché non venga data l’elemosina ma la dignità alle persone, a partire dalle fasce sociali più fragili e dalle famiglie. Pensiamo poi ai disabili: non possiamo abbandonarli, soprattutto quando ci sono tanti di loro che vivono da soli”.
La guerra fra poveri
Un concetto, quello della guerra fra poveri, ripreso anche dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, intervenuta in videocollegamento: “In contesti di tale emergenza ci si espone al rischio di infiltrazione della criminalità organizzata, che vuole favorire, magari anche in un’ottica di arruolamento per il post-coronavirus, coloro che occupano. Tutto questo potrebbe dar vita a un possibile aumento della criminalità. Queste persone, inoltre, tenteranno di rimanere dove sono, perché per loro, a quel punto, diventerà un’occupazione. E sarà guerra tra poveri, vista anche la fase estremamente complicata per le Forze dell’ordine e gli assistenti sociali, realmente ‘crocifissi’ nella gestione dell’emergenza”. Secondo la dottoressa Parsi, il post-coronavirus assumerà contorni critici: “Questa è un’emergenza che riguarda ciascuno di noi come società… Non dobbiamo alimentare la paura ma creare nei cittadini il valore della loro possibilità di intervenire, di denunciare ma anche di contenere”. Individuare un nemico da combattere potrebbe portare a un nuovo tipo di “strage”: “Questa situazione è la cartina di tornasole di tutto quello che prima non è stato mai fatto e mai risolto. Il coronavirus ha messo la ciliegina su un’emergenza già esistente, frutto di un problema negli anni non risolto né coordinato od organizzato e che, ora, nel momento della prova si presenta come qualcosa di terribile, doloroso, di cui dobbiamo prendere e atto e che ci deve far intervenire”.
Gli anziani, un tesoro da custodire
Un dramma nel dramma, anche quello degli anziani. La fascia d’età più colpita dalla piaga coronavirus e che, in alcuni contesti, subisce ferite estremamente profonde. Fra queste, il grave caso di una clinica riabilitativa di Benevento, dove la sottovalutazione dell’emergenza è costata 73 contagiati fra gli anziani ospitati. L’appello, come spiegato dalla ex deputata Nunzia De Girolamo, “è fare attenzione a tutte le realtà e procedere agli isolamenti. Bisogna prevedere strutture alternative per isolare immediatamente i malati, in modo da non contagiare il resto della popolazione. Mi auguro il rafforzamento delle terapie intensive in tutta la Campania, soprattutto a Benevento e Avellino che stanno maggiormente soffrendo questa situazione”. E, proprio agli anziani, si è rivolto il pensiero di don Aldo Buonaiuto: “Abbiamo una grande responsabilità davanti ai nostri nonni e ai nostri cari anziani, che in questo momento si trovano a soffrire doppiamente, per la loro condizione e per il senso di abbandono che provano nel non poter incontrare le persone a loro più care… Guai a minimizzare e far pagare a loro il prezzo, con atti irresponsabili che vanno a ripercuotersi sui più fragili. Una volta, purtroppo, le cronache ci informavano su fatti orribili perpetrati su alcune case di riposo: adesso dobbiamo riscattarle con un supplemento di amore e responsabilità. L’appello a tutti gli operatori è che mostrino questa cura, come quella che si usa per i sacri vasi dell’altare. Gli anziani sono la nostra storia, se noi siamo qui è perché ci sono loro”.