Si aggrava la situazione nelle carceri italiane, sconvolte da una serie di rivolte che, a paritre dalla giornata di ieri, stanno interessando istituti penitenziari in tutta la Penisola. Immagini choc quelle che arrivano dal carcere milanese di San Vittore, dove alcuni detenuti sarebbero riusciti ad appiccare un incendio dopo essere saliti sul tetto.
Foto © Repubblica
Sembra siano una ventina, invece, i detenuti riusciti a fuggire da carcere di Foggia dove, da questa mattina, i detenuti di due sezioni della struttura di via delle Casermette (circa 250-300 persone dei 630 soggetti ad oggi ristretti) hanno avviato una violenta protesta contro la decisione di sospendere i colloqui per contenere il rischio contagio da Coronavirus. Secondo quanto riporta Foggiatoday.it, la protesta è tuttora in atto. Alcuni detenuti hanno divelto un cancello che li separa dalla zona che dà sulla strada. Altri si sono arrampicati sulle inferiate e sui cancelli perimetrali dell’istituto penitenziario e sarebbero riusciti a fuggire a bordo delle auto del personale, rubando macchine e moto nei dintorni. Avrebbero poi cercato di nascondersi in capannoni di attività industriali e commerciali del Villaggio Artigiani dove si trova l’istituto di pena. Alcuni supermercati della zona sono stati chiusi per sicurezza mentre la polizia sta controllando tutte le grosse attività commerciali del quartiere.
Sul posto agenti di polizia, carabinieri e militari dell’Esercito. Un agente parla di “scene apocalittiche”. “Non abbiamo il potere di niente, ci sono cordoni di forze dell’ordine ma non c’è più controllo – dice – Siamo tutti qua fuori, i detenuti hanno il controllo del carcere”. “Rivolta nel #carcerediFoggia. Le immagini della protesta dei detenuti arrampicati sulla recinzione. Almeno 7 quelli che sono riusciti a superarla”, ha scritto @TgrRai Puglia su Twitter. Le proteste nelle carceri italiane, sfociate in rivolta per le misure di prevenzione dal Covid-19, sono partite da Salerno per estendersi a Modena, Napoli, Frosinone, Vercelli, Alessandria e Genova. A Napoli hanno partecipato alla protesta anche i parenti dei detenuti.
Lecce, Brindisi e Taranto
E’ più tranquilla la situazione nel carcere di Lecce dove ieri pomeriggio, il comandante della Polizia Penitenziaria e la dirigente dell’istituto, Rita Russo, hanno spiegato il senso dei provvedimenti ministeriali. Molti parenti – scrive trnews.it – arrivano per i colloqui da fuori regione. Sospese anche tutte le attività ricreative e culturali. Attivate tutte le misure di precauzione anche per il personale che fa ingresso a Borgo San Nicola, dove è stata allestita una tenda all’esterno per monitorare la temperatura. Si registrano, a detta del personale penitenziario, però, dei piccoli focolai di “irrequieti”, soprattutto di campani e foggiani, anche in sezioni di alta sicurezza. Ieri pomeriggio, problemi anche nel carcere di Brindisi e in quello di Taranto, con la “battitura” di oggetti vicino alle sbarre e l’incendio di qualche giornale e lenzuola. Questo dopo che i reclusi avevano appreso dalla tv delle rivolte in corso negli altri penitenziari italiani, come a Poggioreale e Pavia.
La politica
Le proteste nei penitenziari italiani hanno sollevato dure reazioni a livello politico. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi – nella sua enews – ha scritto: “Penso che il Parlamento debba discutere in questa settimana anche di ciò che sta accadendo nelle carceri. Ah, ma ci sono cose più importanti. Nessuno nega la necessità di parlare di salute e di economica. Ma un Paese civile, nel 2020, non può vedere le scene che stiamo vedendo nei nostri penitenziari. E il Parlamento ha il diritto e il dovere di parlarne”. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni attacca: “Le carceri sono in rivolta! Gli agenti della Polizia Penitenziaria, in queste ore vivono momenti concitati, dovendo sedare le rivolte e trovandosi in perenne carenza di organico e dotazioni. Subito un tavolo di emergenza nazionale e interventi immediati, se è il caso anche con l’Esercito, per ripristinare le regole dello Stato e delle istituzioni rappresentate anche dagli uomini e donne in divisa. Non c’è tempo da perdere!”. “Sono a San Vittore. Anche qui da questa mattina alcuni detenuti, a cui non va data nessuna giustificazione, hanno distrutto gli ambulatori del secondo e del terzo raggio e sono sul tetto”. Lo afferma il senatore Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori Pd, su Facebook. “Dentro questa emergenza drammatica in cui vive tutto il Paese – prosegue Mirabelli – c’è una emergenza che va pure subito affrontata a tutela degli agenti, degli operatori e degli stessi detenuti. Il decreto che di fronte alla sospensione dei colloqui, resa necessaria dal Coronavirus, impone di consentire le comunicazioni a distanza coi parenti non basta. Serve subito affrontare il problema del sovraffollamento“. “Si mettano ai domiciliari tutti coloro che hanno pochi mesi ancora da scontare per arrivare a fine pena. Non si risolverebbe nulla se, come pensa qualcuno, si tornasse a chiudere le celle superando la vigilanza dinamica. Serve consentire ai direttori di poter lavorare ricostruendo un clima che il sovrappopolamento pregiudica”, conclude Mirabelli.