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Venezia sta affondando

Il rapporto dell'Ingv avverte: nel 2100 piazza San Marco potrebbe sparire

Forse le innumerevoli foto scattate dai turisti in Piazza San Marco salveranno la memoria di uno dei luoghi d’arte più belli del mondo, perché entro il 2100 la piazza iconica della Laguna rischia di scomparire. La causa? La suggerisce uno studio comparato tra l’Istituto Nazione di Geofisica e Vulcanologia e la Rebound Universiteit nei Paesi Bassi, il cui studio è stato divulgato sulla rivista italiana Le Scienze. I lavori di completamento del Mose, il sistema di “dighe” che dovrebbe frenare il fenomeno dell’acqua alta, continuano. Ieri mattina, è stata innalzata la paratoia alla Bocca di porto di Lido Sud-San Nicolò, che è composta da 20 dighe mobili.

Allerta livello del mare

I risultati sono emersi comparando due fattori di incidenza: da una parte l’aumento del livello del mare, dall’altra la subsidenza, vale a dire il fisiologico movimento di abbassamento del terreno. Una precisazione: la Laguna di Venezia è un unicum nel suo genere, perché sorge su una complessa rete di palafitte stratificatesi nel tempo. Ma se per secoli il nuovo contesto “antropico” ha convissuto con la natura lagunare, dal 1800, in concomitanza con la seconda rivoluzione industriale, questo equilibrio è andato degradandosi progressivamente. Secondo gli scienziati la causa sarebbe nel consistente aumento di anidride carbonica nell’atmosfera rilasciata dai grossi complessi industriali. Entro il 2100, gli scienziati prevedono un aumento dell’acqua di 82 centimetri.

Coste italiane a rischio

Lo scorso 12 novembre Venezia ha conosciuto la più alta marea in città mai registrata dal 1966. Gli scienziati avvertono: un’altra “acqua granda” (vale a dire “alta marea” per i veneziani), potrebbe sommergere temporaneamente la città del 90% con danni lontanamente immaginabili. Oggi la percentuale di città coperta dall’acqua alta raggiunge il 59%. Il problema dell’acqua alta e delle erosioni – avvertono gli scienziati – non riguarda solo Venezia. Secondo l’Ingv, infatti, sono a rischio tutte le coste italiane, almeno 163.

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