I bambini sono maltrattati nei luoghi più impensabili, anche in quelli in cui crediamo si trovino al sicuro. La violenza non si manifesta solo dove i conflitti militari sono intensi o dove le crisi umanitarie vanno avanti da decenni. Secondo un rapporto diffuso oggi dall’Unicef, bambini e adolescenti subiscono violenze che restano nascoste. Nascoste sotto gli occhi di tutti.
“Hidden in Plain Sight” è la più grande raccolta di dati mai effettuata sulla alla violenza sui bambini. Sono state analizzate le situazioni di ben 190 paesi del mondo, e i dati emersi evidenziano una situazione che, fino a oggi, era inimmaginabile: stupri, punizioni corporali, abusi sessuali e bullismo si perpetrano soprattutto negli ambienti familiari come la casa, le scuole, le comunità.
In tutto il mondo una ragazza su 10 sotto i vent’anni ha subito, almeno una volta nella vita, una forma di violenza sessuale, mentre 84 milioni di giovani donne con una relazione stabile sono state costrette a subire abusi fisici o psicologici da parte del loro partner. La tendenza, in paesi come Repubblica Democratica del Congo e Guinea Equatoriale, raggiunge quote che superano il 70%, e molto vicino a queste percentuali sono l’Uganda, la Repubblica Unita della Tanzania e Zimbabwe. Percentuali alte si registrano anche in paesi più “vicini” a noi, come la Svizzera, in cui emerge che il 22% delle ragazze e l’8% dei ragazzi abbiano subito almeno una volta nella vita un abuso con contatto fisico. Il mezzo più utilizzato per perpetrare le violenze è proprio internet.
Se poi ci si sposta nella zona del Sudamerica, il dato che emerge con maggior frequenza è quello inerente gli omicidi: in stati come Panama, Venezuela, El Salvador, Trinidad e Tobago, l’omicidio è la principale causa di morte per i maschi tra i 10 e i 19 anni, ma questo dato va ad intensificarsi sia in Nigeria, in cui ogni anno muoiono uccisi circa 13.000 bambini, sia Nord America, in cui si registra il più alto tasso di delitti infantili nel mondo.
Poi c’è la violenza tra pari, quella che si intensifica quando aumentano le differenze. Quando in luoghi come la scuola non viene esercitato controllo sugli studenti: il bullismo. Secondo l’Unicef, nel mondo più di un ragazzo su tre tra i 13 e i 15 anni è sistematicamente vittima di bullismo dentro le mura scolastiche. In Europa e Nord America un terzo degli studenti tra gli 11 e i 15 anni ha affermato di aver esercitato violenze sui compagni, e 6 ragazzi su 10 confessano la stessa cosa in Romania e Lettonia. In Samoa, invece, vittime di bullismo sono ben 3 su 4.
“Ci sono fatti gravi, che nessun governo, nessun genitore vuole vedere” ha detto il direttore generale dell’Unicef Anthony Lake. I genitori, in particolare, spesso non vogliono vedere che per punire i propri figli non c’è sempre bisogno di punizioni corporali. In 58 paesi, circa il 17% dei bambini sono soggetti a forme severe di punizioni fisiche, mentre a livello globale 3 adulti su dieci ritengono che picchiare i propri figli è necessario per crescerli bene. Il dato più sconcertante, in questo caso, è emerso in Swaizland: qui le punizioni fisiche sono indispensabili per l’82% dei genitori.
E ciò accade perché la violenza è accettata, interiorizzata.E questa interiorizzazione va poi a manifestarsi anche nelle relazioni sentimentali: quasi la metà delle adolescenti tra i 15 e i 19 anni, infatti, giustifica il marito che picchia la moglie “in alcune circostanze”. La percentuale sale fino ad arrivare all’80% in Afghanistan, Guinea, Giordania, Mali e Timor Est. In 28 paesi su 60, sono più donne che uomini a giustificare la violenza sul genere femminile.
È una situazione sconcertante, che richiede l’immediato intervento dei governi e delle Organizzazioni, governative e non. Unicef, ad esempio, sta puntando su alcune strategie per far si che la società nel suo complesso – dalle istituzioni alle famiglie – prevenga e riduca le violenze sui bambini. Le strategie comprendono sostegno ai genitori, educazione diretta dei bambini, il cambio di atteggiamento rispetto a tutte le forme di violenza, il rafforzamento di sistemi giudiziari, penali e del servizio sociale.
Il rapporto esamina anche gli effetti a lungo termine della violenza, evidenziando che le vittime di ogni tipo di abuso hanno maggiore probabilità di non trovare lavoro, vivere in povertà e diventare, a loro volta, violenti.
“Le violenze sui bambini avvengono ogni giorno, ovunque – ha detto Lake – e mentre colpiscono i bambini, danneggiano anche il tessuto sociale compromettendone la stabilità e il progresso. Ma la violenza sui bambini non è inevitabile. È prevenibile, se rifiutiamo di lasciare che resti nell’ombra”.