“Noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E’ questa è la nostra speranza”. Dopo aver dato il “buongiorno” a piazza San Pietro, gremita di pellegrini provenienti da tutto il mondo, Papa Francesco ha iniziato così il suo discorso all’Angelus. Spiegando con estrema chiarezza il perchè noi cristiani festeggiamo l’Esaltazione della Croce: “Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero. Per mezzo della Croce di Cristo è vinto il maligno, è sconfitta la morte, ci è donata la vita, restituita la speranza. Questo è importante: per mezzo della Croce di Cristo ci è restituita la speranza. La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza. Il Padre ci ha dato il Figlio per salvarci: Gesù è morto in Croce a causa della gravità del male che ci teneva schiavi. Egli è stato fedele fino alla fine al disegno d’amore del Padre: per questo Dio ha esaltato Gesù, conferendogli una regalità universale. La Croce quindi non è il suo fallimento, in realtà segna la sua vittoria”.
Il Santo Padre ha poi ricordato il suo pellegrinaggio di ieri a Redipuglia per far riflettere tutti “sugli spaventosi” numeri della Grande Guerra: “Si parla di circa 8 milioni di giovani soldati caduti e di circa 7 milioni di persone civili. Questo ci fa capire quanto la guerra sia una pazzia! Una pazzia dalla quale l’umanità non ha ancora imparato la lezione, perché dopo di essa ce n’è stata un’altra, seconda, mondiale e tante altre che ancora oggi sono in corso. Ma quando impareremo, noi, questa lezione? Invito tutti a guardare Gesù Crocifisso per capire che l’odio e il male vengono sconfitti con il perdono e il bene, per capire che la risposta della guerra fa solo aumentare il male e la morte.”
Il Papa ha anche ricordato che domani nella Repubblica Centrafricana comincerà la missione per favorire la pacificazione del Pese e proteggere le popolazioni locali, missione voluta dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu: “Mentre assicuro l’impegno e la preghiera della Chiesa cattolica, incoraggio lo sforzo della Comunità internazionale, che viene in aiuto dei Centroafricani di buona volontà. Quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo; gli opposti schieramenti lascino da parte gli interessi particolari e si adoperino perché ogni cittadino, a qualsiasi etnia e religione appartenga, possa collaborare per l’edificazione del bene comune. Che il Signore accompagni questo lavoro per la pace”.
Domani, nella liturgia, ci sarà la memoria della Vergine Addolorata a cui Papa Francesco ha affidato “il presente e il futuro della Chiesa, perché tutti sappiamo sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza della Croce di Gesù e le coppie che poco prima nella Basilica di San Pietro ho avuto la gioia di unire in matrimonio”.