Grande successo per la mostra sulle opere del pittore Marc Chagall in scena al Palazzo Reale di Milano fino all’1 febbraio 2015. “La più grande retrospettiva dedicata a questo artista negli ultimi 50 anni in Italia”, sottolineano gli organizzatori. Curata da Claudia Zevi in collaborazione con la nipote dell’artista, Meret Meyer, il percorso è una carrellata di ben 220 pezzi . Il tutto reso possibile grazie a musei di fama mondiale come il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Washington, il Museo Nazionale Russo di S. Pietroburgo e il Centre Pompidou di Parigi e a collezionisti privati. L’evento aderisce al progetto “Milano cuore d’Europa”, un’iniziativa culturale dedicata all’identità europea della città anche attraverso le figure e i movimenti che, con la propria storia e produzione artistica, hanno contribuito a costruirne la cittadinanza europea e la dimensione culturale.
L’arte di Marc Chagall, bielorusso di origini ebraiche, rivive in un affascinante viaggio cronologico distribuito in 15 sale che ripercorrono la carriera dell’artista dalla sua prima tela, Le petit salon , sino al periodo evanescente dei sogni e della pittura volatile ispirata dal soggiorno francese, con capolavori come Il compleanno e La passeggiata. I tratti delicati, fantasiosi, i colori contraddistinguono il sognatore Chagall anche quando trascorre 10 mesi senza lavorare per la perdita improvvisa della amatissima moglie Bella avvenuta durante l’esilio in America negli anni 40. Esposti anche diversi inediti del visionario creatore che scrive nelle sue memorie :“Nell’arte, per me, contano anche i sospiri”. I soggetti volanti, i tratti dolci del pennello e gli animali sorridenti esprimono la gioia di un uomo che trova la fede e la speranza proprio nel surreale.”I miei quadri- scriveva ancora- non sono destinati agli esseri umani ma agli angeli”.
Come viene ben evidenziato dalla mostra dal titolo “Una retrospettiva 1908-1985” è in questo lungo arco di anni che è andato costituendosi l’inconfondibile linguaggio dell’artista, che ha saputo rielaborare con la sua vena poetica e fantasiosa l’originaria cultura ebraica e la tradizione russa e, una volta trasferitosi a Parigi nel 1910, tradurre in uno stile personalissimo le ricerche sul colore dei pittori Fauves e di Robert Delaunay, originale esponente del cubismo. E’ un vero maestro nel sintetizzare mondi diversi e contemporanei.