“È proprio la classe dirigente quella che chiude le porte al modo col quale Dio vuole salvarci”. Papa Francesco commenta così la liturgia di oggi nella Messa a Casa Santa Marta meditando il Vangelo nel quale il Messia è osteggiato dalla sua gente e dai capi del popolo. Il successore di Pietro spiega che i “dialoghi forti di Gesù con la classe dirigente del suo tempo: litigano, lo mettono alla prova, gli tendono trappole per vedere se cade”, dipendono dalla “resistenza ad essere salvati”. L’unico desiderio di Dio è di salvare l’umanità, ma il problema è che è spesso l’uomo a voler dettare le regole della salvezza.
Gesù dice: “Ma, io non vi capisco! Voi siete come quei bambini: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. Ma cosa volete?”. La risposta della gente mostra la chiusura al modo di Dio, ha spiegato il Papa, “Vogliamo fare la salvezza a modo nostro!”. I capi del popolo, continua il vescovo di Roma, sono affetti da una “febbre intellettuale e teologica”: “Loro non credono nella misericordia e nel perdono: credono nei sacrifici. Misericordia vogliono, non sacrifici. Credono in tutto sistemato, ben sistemato, tutto chiaro”.
Il Santo Padre evidenzia che “ci farà bene domandarci: come voglio io essere salvato? A modo mio? Al modo di una spiritualità, che è buona, che mi fa bene, ma che è fissa, ha tutto chiaro e non c’è rischio? O al modo divino, cioè sulla strada di Gesù che sempre ci sorprende, che sempre ci apre le porte a quel mistero dell’Onnipotenza di Dio, che è la misericordia e il perdono?”. E ancora: “Credo che Gesù sia il Maestro che ci insegna la salvezza, o vado dappertutto ad affittare guru che me ne insegnino un’altra? Un cammino più sicuro o mi rifugio sotto il tetto delle prescrizioni e dei tanti comandamenti fatti da uomini?”. Il Papa si chiede infine anche se “con questa sicurezza compro la mia salvezza, che Gesù dà gratuitamente con la gratuità di Dio”.