Per la città curda di Kobane, che si trova ai confini con la Turchia, la situazione si fa ogni giorno più difficile: le forze di sicurezza hanno perso il controllo del centro urbano ed ogni giorno migliaia di militanti dell’Isis si introducono nel suo territorio. Il governo di Ankara, fino ad oggi, si era mostrato piuttosto restio ad intervenire in Siria causando forti proteste in tutto il Paese da parte della locale comunità curda. Ma la Turchia, nelle ultime ore, ha accettato di autorizzare gli Stati Uniti ad usare le proprie basi aeree nella lotta contro i jihadisti. Ad annunciarlo un funzionario del Pentagono, il quale ha precisato che “i dettagli del loro uso sono ancora in fase di definizione”.
Ma nel sud del Paese l’esercito americano utilizza da tempo la base di Incirlik, dove sono di stanza circa 1.500 uomini; fino ad oggi gli aerei Usa impiegati nei raid contro l’Isis sono decollati da al-Dhafra, negli Emirati arabi uniti, Ali al-Salem, in Kuwait, e al-Udeid, in Qatar, dove si trova anche il centro di comando delle operazioni aeree americane nella regione.
Nel corso di una telefonata con il suo omologo Ismet Yilmaz, il segretario alla difesa statunitense Chuck Hagel ha ringraziato Ankara per la sua “disponibilità nel contribuire agli sforzi della coalizione, in particolare ospitando e addestrando i membri dell’opposizione siriana”. Secondo quanto affermato da un suo portavoce, poi, Hagel avrebbe anche “evidenziato l’esperienza della Turchia in questo campo e le modalità responsabili con cui il Paese sta affrontando le altre sfide che questa lotta ha posto al Paese, in termini di rifugiati e sicurezza di confine”.