Il 26 ottobre si avvicina e il Brasile, a un passo dalla seconda tornata elettorale, sta per conoscere l’esito definitivo delle elezioni presidenziali. I candidati sono due: Aecio Neves per il centrodestra, in coalizione con
l’ambientalista esclusa in prima tornata Marina Silva, e il presidente uscente Dilma Rousseff. Che tuttavia, viste le ultime proiezioni, non può essere del tutto considerata tale: secondo un sondaggio Ibope, Dilma sale infatti al 54% delle intenzioni di voto, contro il 46% dello sfidante. Il margine è di un punto inferiore nella simulazione condotta da Datafolha: 53% Dilma, 47% Aecio.
A dividere i due, dunque, sono pochi punti percentuali. E la Silva resta comunque “l’ago della bilancia”, la figura che determinerà l’esito finale di questa sfida, che ha capo interessi di classi sociali completamente differenti e che, di conseguenza, è stata capace di “spaccare” il Paese in due blocchi contrapposti: quello dei mercati, della finanza e dei latifondisti che sostiene Neves, e quello della classe di reddito medio-bassa, a favore della Rousseff.
