Le indagini sui 43 studenti “desaparecidos” messicani, scomparsi lo scorso settembre a Iguala, nello stato di Guerrero (sud del Messico), sembra esser giunta ad una terribile conclusione: il procuratore generale messicano, infatti, ha annunciato che tre narcos hanno confessato di aver ucciso tutti i ragazzi, bruciando i loro corpi e gettandoli in un fiume.
“Sono conscio dell’enorme dolore che produce questa notizia – ha detto il procuratore in conferenza stampa a Chilpachingo, la capitale del sud del Messico – ma gli studenti saranno considerati ‘desaparecidos’ finché non si potranno identificare i loro resti”. Ciò, tuttavia, non sarà semplice, perché i sicari hanno affermato di aver spezzettato tutte le ossa delle vittime, prima di gettarle in mare.
Murillo ha spiegato che i tre sicari – Patricio Retes detto El Pato, Juan Osorio detto El Jona e Agustin Garcia Reyes detto El Chereje – hanno raccontato di aver preso in consegna gli studenti, per poi portarli nella vicina località di Cocula. Una quindicina di loro sarebbero morti per asfissia prima di raggiungere la discarica.
Ma i genitori dei 43 studenti non possono credere a questa versione. Non accettano le dichiarazioni del procuratore generale: “In quanto genitori degli studenti – ha dichiarato ad una testata locale una delle mamme – non accettiamo in nessun modo quanto ha detto il procuratore, perché tra l’altro lui stesso dice di non avere la certezza che sia la verità. Vogliamo risultati, ma con prove”.