“Quando la conversione arriva alle tasche è sicura. Cristiani di cuore? Sì, tutti. Cristiani di anima? Tutti. Ma, cristiani di tasche, pochi, eh! Pochi”. Sono le parole di Papa Francesco nel corso dell’omelia a Santa Marta. Il Santo Padre ha commentato un passo dell’Apocalisse di Giovanni e l’incontro tra Gesù e Zaccheo per soffermarsi sul tema delle conversioni. Ci sono cristiani, ha detto, che, vivendo nel “tepore” e nella “spiritualità della comodità”, pensano: “Faccio le cose come posso, ma sono in pace che nessuno venga a disturbarmi con cose strane”. “La comodità spirituale – ha soggiunto il Papa – è uno stato di peccato”. Poi ha parlato dei “cristiani delle apparenze” che “si credono vivi ma sono morti”.
Questi affermano: “Se tutto appare bene, non ho niente da rimproverarmi: ho una buona famiglia, la gente non sparla di me, ho tutto il necessario, sono sposato in chiesa… sono ‘in grazia di Dio’, sono tranquillo”. Anche loro, secondo il vescovo di Roma, hanno bisogno della conversione: “dalle apparenze alla realtà. Dal tepore al fervore”. Infine il successore di Pietro ha analizzato la figura di Zaccheo, una persona che “lavorava per gli stranieri, per i romani, tradiva la sua Patria”. “Era uno – ha osservato – come tanti dirigenti che noi conosciamo: corrotti. Questi che, invece di servire il popolo, sfruttano il popolo per servire se stessi. Alcuni ci sono, nel mondo”.
Zaccheo sale su un albero per vedere Gesù: non ha paura di rendersi ridicolo. “Quelli della comodità e quelli dell’apparenza – ha aggiunto – avevano dimenticato cosa fosse la gioia; questo corrotto la riceve subito”, “il cuore cambia, si converte”. E così Zaccheo promette di restituire quattro volte quanto rubato. La Parola di Dio, ha concluso il Pontefice, “è capace di cambiare tutto”, ma “non sempre abbiamo il coraggio di credere nella Parola di Dio, di ricevere quella Parola che ci guarisce dentro”.