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Egitto, nuova luce sulla pestilenza del III secolo dopo Cristo

Clamorosa scoperta archeologica in Egitto: tracce della terribile pestilenza che, nella metà del III secolo d.C., sconvolse l’impero romano sono state trovate, da archeologi italiani, a Luxor, in Egitto. La traccia è il primo ritrovamento della possibile epidemia: fin ora, a confermarla c’erano solo fonti scritte.

L’annuncio della scoperta arriva da Francesco Tiradritti, docente di egittologia all’Università Korè di Enna e direttore della missione archeologica a Luxox: i ricercatori hanno rinvenuto tracce di un’orrenda catasta di corpi, infettati probabilmente durante la cosiddetta “Epidemia di San Cipriano”, nel complesso funerario di Harwa e Akhimenru, che veniva utilizzato come luogo per lo smaltimento dei cadaveri del contagio.

Nell’ampio articolo pubblicato sulla rivista “Archeologia Viva”, Tiradritti spiega: “La ricostruzione degli eventi, così come consente di proporla la ricerca sul campo, restituisce un quadro a tinte fosche della tragica situazione nella regione tebana all’insorgere dell’Epidemia di Cipriano. Per il momento, ha specificato il ricercatore, il complesso funerario di Harwa e Akhimenru è “l’unico sito in cui è stato possibile identificare una traccia archeologica di questa pestilenza, nota finora soltanto da fonti scritte”.

Durante gli scavi condotti a Luxor sono state scoperte tracce di resti umani e oggetti legati ad una grave epidemia simile a quella del vaiolo o del morbillo che colpì l’antico Egitto e l’impero romano tra il 251 e il 270 d.C e che arrivò a mietere 5 mila vittime al giorno nella sola Roma. “Per ottenere questa situazione storica – ha sottolineato l’archeologo a capo della spedizione italiana – sono stati necessari quindici anni di scavi in varie parti del monumento”.

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