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La Svizzera dice no al referendum anti immigrazione

Gli svizzeri dicono no al referendum sui limiti all’immigrazione: nella storia moderna del Paese è l’ottava volta che i cittadini elevetici vengono chiamati a decidere sulla questione degli stranieri. E per l’ottava volta, la Svizzera ha respinto l’idea di mettere un tetto alle entrate nella Confederazione.

I cittadini elevetici hanno bocciato complessivamente tre questiti referendari che proponevano di limitare l’immigrazione per “motivi ecologici”, di abolire i privilegi fiscali per i ricchi stranieri e di aumentare le riserve di oro della Banca centrale. In particolare, il 73% di chi ha votato ha respinto l’iniziativa sull’immigrazione ritenendola, oltre che eccessiva, dannosa per l’economia.

I testi delle tre iniziative popolari sono stati respinti da un maggioranza dei 26 cantoni e semi-cantoni della Confederazione, come indicano i risultati ufficiali. In Svizzera, infatti, per essere approvata un’iniziativa popolare deve ottenere la doppia maggioranza, del popolo e dei rappresentanti dei cantoni.

L’esito dalle urne è una vera e propria batosta per gli estremisti ambientalisti di Ecopop, responsabili dell’iniziativa popolare: in sostanza un referendum propositivo, che chiedeva non più dello 0,2% di nuovi immigrati all’anno, oltre alla destinazione di parte dell’aiuto allo sviluppo al controllo delle nascite nel terzo mondo, per preservare l’ecosistema della Confederazione.

No dai cittadini elevetici anche all’abolizione dei così detti forfait fiscali, cioè gli accordi che diversi Cantoni stabiliscono con i contribuenti esteri che si stabiliscono nel Paese per pagare meno tasse. In questo caso, è stato il 61,6% dei votanti ad opporsi alla proposta. Infine, un secco e deciso no (76%) va anche al terzo quesito, l’iniziativa chiamata “Salvate l’oro della Svizzera”.

Secondo il testo, la banca centrale elvetica avrebbe dovuto conservare, fisicamente, tutte le riserve aurifere del Paese: fra queste il 30% si trova in banche estere. Se fosse stata accolta,  il mercato mondiale dell’oro, attualmente in difficoltà, ne sarebbe uscito gravemente destabilizzato.

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