Circa 5 mila persone sono scese in piazza a San Paolo, contro la corruzione dei politici brasiliani e, in particolare, contro il governo del presidente Dilma Roussef: si tratta della quinta protesta, dalla sua rielezione.
Il Brasile sta affondando in una storia di corruzione senza precedenti che tocca da vicino il presidente, uscita vincitrice dal ballottaggio dello scorso 26 ottobre contro il candidato del partito socialdemocratico, Aecio Neves. Le accuse sono legate alla vicenda della Petrobras, gigante petrolifero i cui soldi avrebbero inquinato la vita politica del Paese.
Le dichiarazioni dell’imprenditore Augusto Mendonca Neto, oggi collaboratore di giustizia, coinvolgono il Partito dei lavoratori: 4 milioni di reais, pari a 1,26 milioni di euro, sarebbero stati versati come donazione nelle casse della formazione della Rousseff per le presidenziali del 2010, poi vinte dalla candidata erede di Lula. Secondo Neto, quei soldi provenivano dalle mazzette pagate per i cantieri di una raffineria di Petrobras nel Paranà, fra il 2008 e il 2011.
Per il leader conservatore Aecio Neves, “se le denunce fossero confermate renderebbero illegittimo l’attuale governo”. L’opposizione sta valutando addirittura la possibilità di aprire un processo per impeachment contro il presidente Rousseff.