Il clima dei sospetti e dei veleni si riaffaccia in Italia dopo 23 anni. A lanciare l’allarme è Raffaele Cantone. Dopo gli scandali legati ad Expo e al Mose e quello di Mafia Capitale una ventata di indiscriminato giustizialismo si è abbattuta sul Paese. “La gente mi ferma per strada e mi dice: ‘arrestateli tutti’ – ha raccontato il presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione a Repubblica – La cosa mi preoccupa molto perché mi ricorda la voglia di forca e le monetine del ’93. Sono preoccupato della generalizzazione nel considerare tutta la politica corrotta”.
Un mood con cui anche un magistrato navigato fatica a fare i conti. “La gente – spiega – in questa fase, fatica a ragionare. In un Paese in crisi, vedere chi ruba indigna ancora di più e quindi è difficile far ragionare la pancia delle persone. Ma il nostro compito è ragionare e non farci prendere dall’emotività”. Il rischio, infatti, è quello di farsi trascinare dal sentimento comune perdendo di vista l’obbiettivo: punire i colpevoli e non gettare nel tritacarne chi non c’entra. “Vorrei che l’indignazione di un giorno delle persone e della politica fosse sostituita da un impegno duraturo – è il desiderio di Cantone – La corruzione non è un male che si vince urlando due giorni, c’è bisogno di cambiamenti radicali da parte della politica e dei cittadini”.
La storia ci ha imposto di guardare con occhi diversi a Tangentopoli: da una parte una stagione che sradicò il marcio da una classe politica giunta alla fine della sua storia, dall’altra un accanimento mediatico e giudiziario che si pose ai limiti della civiltà. Per questo bisogna restare equilibrati. Cantone, tra l’altro, guarda con ottimismo alla classe dirigente che si sta formando. “Malgrado la difficoltà del periodo, io vedo segnali positivi – dice – la nomina all’unanimità del presidente dell’Anac, l’approvazione di una legge che ci ha consentito di commissariare gli appalti dell’Expo e il consorzio Mose. Si può dire che non basta, ma certamente è un segnale positivo”. In chiusura Cantone si è soffermato sulla nuova legge elettorale e sulla possibilità di prevedere le preferenze. “L’indagine di Roma non ha dimostrato che i soldi servivano per comprare voti in qualche caso destinati perfino alle primarie? – si domanda la massima carica dell’Anticorruzione – Non è la prova che forse le preferenze rischiano di peggiorare la situazione?”