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Amnesty: “E’ il momento che il Parlamento approvi il reato di tortura”

Si è tenuta mercoledì mattina la conferenza stampa nell’ambito dell’iniziativa “In silenzio contro la tortura” promossa da Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva. Le associazioni promotrici hanno chiesto al Parlamento che introduca quanto prima il reato di tortura nel codice penale italiano. Il disegno di legge è fermo da marzo, quando venne approvato al Senato. Dalla Camera dei Deputati – sede dell’incontro – i rappresentati delle associazioni promotrici – Riccardo Noury portavoce di Amnesty International Italia, Susanna Marietti coordinatrice Antigone, Laura Liberto coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva, Patrizio Gonnella Presidente di Antigone e di Cild, Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci – hanno ribadito l’importanza che, a 30 anni dall’adozione della Convenzione contro la tortura da parte delle Nazioni Unite e oltre 25 anni dopo la ratifica italiana, finalmente l’Italia si adegui agli standard internazionali, approvando il testo di legge.

In apertura di conferenza stampa, Amnesty International ha consegnato alla vice Presidente del Senato, Linda Lanzillotta, le 16.000 firme raccolte per chiedere l’introduzione del reato di tortura. Un’iniziativa che anche Antigone ripeterà nelle prossime settimane consegnando le circa 15.000 firme on-line raccolte, che si vanno ad aggiungere alle 30.000 cartacee, raccolte dalla stessa associazione insieme a numerose altre. Nel ricevere le firme, la senatrice ha ribadito l’impegno affinché l’Italia faccia proprio questo reato. Un impegno che hanno espresso e assunto anche i deputati presenti Gennaro Migliore (PD), Paolo Beni (PD), Davide Matiello (PD), Daniele Farina (SEL), Giulia Sarti (M5S), proprio a partire dal 15 dicembre quando in commissione giustizia si inizierà a discutere degli emendamenti al testo.

L’auspicio che il disegno di legge venga approvato anche alla Camera è arrivato da Luigi Manconi, primo firmatario al Senato che, pur riconoscendo le modifiche peggiorative subite dal testo da lui proposto – in particolare per la configurazione del reato quale generico, anziché specifico, come raccomandato dalle Nazioni Unite – ha messo in guardia sul fatto che, se il testo venisse modificato alla Camera, al Senato poi non ci sarebbero i numeri e le forze per un’approvazione conforme, con il rischio di ulteriori lungaggini prima dell’approvazione. La conferenza è stata interrotta a metà dei suoi lavori quando i presenti si sono alzati in piedi e hanno osservato un minuto di silenzio contro la tortura. Un modo per controbattere al silenzio che, in questo quarto di secolo, è arrivato dalle Istituzioni.

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