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Vecchi, disoccupati e poco istruiti: l’Istat fotografa un Paese in crisi

Quello passato, è stato un anno duro per l’Italia: il nostro Paese è sempre più vecchio, con una disoccupazione più che mai pressante e giovani in fuga dall’istruzione. E’ un quadro poco incoraggiante, quello tracciato dall’Istat, nell’Annuario Statistico 2014.

Il clima di sfiducia è evidente: nell’anno 2003-2004, su 100 diplomati gli immatricolati erano 72,6, il picco più alto. Oggi, poco più della metà dei giovani che prendono il diploma, si legge nel testo, si iscrivono all’università: nell’anno accademico 2012-2013, sono stati solo il 55,7%. Sono le regioni del Nord e del Centro a resistere di più: mentre è il Mezzogiorno a vedere un calo più netto degli iscritti alle università. Ssecondo i dati Istat sono solo tre su dieci le persone che hanno un diploma di scuola secondaria superiore (29,2%), in leggera, costante crescita, dice l’Istat, mentre sono solo il 12,3% quelli che hanno conseguito un titolo di studio universitario.

Anche l’istruzione superiore ha subito un netto calo degli studenti: sono 8.943.701 gli studenti iscritti all’anno scolastico 2012/2013, circa 17.500 in meno rispetto a quello precedente. Per la prima volta negli ultimi quattro anni diminuiscono gli iscritti sia alle scuole dell’infanzia (-8.817) sia alle scuole secondarie di primo grado (-12.621) mentre prosegue, anche se attenuato, il calo degli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-2.686). Crescono, invece, i bambini nelle scuole primarie (+6.666) e i giovani iscritti ai percorsi triennali di istruzione e formazione (+47.321).

La scelta di proseguire gli studi dopo le superiori coinvolge maggiormente i diplomati dei licei: fra questi, sei su dieci si dichiarano studenti a tempo pieno contro meno del 20% dei diplomati degli istituti tecnici e il 6,7% di quelli degli istituti professionali. Nel 2012 circa 297mila studenti sono arrivati al traguardo della laurea o del diploma universitario, circa 1.400 in meno rispetto all’anno precedente (-0,5%).

Sono le donne quelle più propense a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria e a concludere il percorso accademico: tra i laureati triennali e a ciclo unico, il tasso di conseguimento della laurea è al 37,6% per le ragazze e al 25,2 per i coetanei. Fra coloro che hanno concluso percorsi più lunghi, le laureate sono 24,1 ogni 100 venticinquenni e i laureati 15,7 ogni 100.

Il censimento dell’Istat regala una fotografia di un Paese sempre più anziano: la popolazione complessiva continua a crescere e si allarga notevolmente la fascia della terza età. Al 1 gennaio 2013 l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 14, ha raggiunto il valore di 151,4%, da 148,6% dell’anno precedente. Nell’Ue a 27 Paesi è l’Italia il secondo Paese più vecchio: prima di noi solo la Germania, che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.

Sul versante lavoro non va decisamente meglio: il tasso di disoccupazione sale al 12,2%, dal 10,7% della precedente rilevazione, quello di inattività al 36,5%, dal 36,3%. Il lavoro si è ridotto a 22,420 milioni, 478mila in meno rispetto al 2012, mentre il numero degli occupati nel 2013 è calato del 2,1%. A causa di questa diminuzione, tasso di occupazione per la fascia 55-64 anni al 55,6%, “molto al di sotto del dato Ue, 64,1%”.

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