Se alzi gli occhi al cielo e non vedi nient’altro che stelle e la distanza tra te e il vuoto si assottiglia sempre di più significa che stai compiendo qualcosa di speciale. Esistono luoghi inesplorati dove mai nessuno ha osato mettere piede. La vetta del Nanga Parbat, in Pakistan, è una di quelle. L’alpinista italiano Daniele Nardi può essere considerato un pioniere da quando si è posto l’obiettivo di raggiungere quota 8621 metri sulla cima di quella che è considerata “la regina delle montagne”. Nel momento in cui un uomo decide di battere un record significa che ha accettato di sfidare la vita stessa. Come lui, nel mondo ci sono tantissime semplici persone che, non scaleranno le vette più impervie, ma come dei piccoli eroi, le loro “cime” le raggiungono ugualmente perché solo chi crede in se stesso e in quello che fa potrà un giorno prendersi la sua rivincita.
Gli astronauti molto hanno in comune con gli alpinisti, a cominciare dalla voglia di esplorazione, la curiosità, il mettersi in gioco per capire quali siano i limiti umani. Fino a prova contraria, come dice Nardi: “L’uomo è andato sulla Luna ma mai d’inverno sul Nanga Parbat”. Infatti negli anni passati è stata tentata la scalata nella stagione fredda per ben 28 volte ma mai nessuno al mondo è riuscito a domare il colosso Himalayano.“Arrivare in vetta è il nostro obiettivo – afferma l’alpinista originario di Sezze Romano (Roma) – sono al mio terzo tentativo in invernale. Siccome si tratta di un’impresa mai riuscita a nessuno non ci sono libri su cui studiare, video da visionare o documenti da cui prendere spunto. Il Nanga Parbat – racconta Nardi – in inverno va analizzato da vicino, senza filtri.
Le previsioni meteorologiche sono solo la base per tentare la scalata ma ci dovremmo affidare ai nostri occhi, alle sensazioni per tentare di arrivare in vetta. Porterò con me questo bagaglio di esperienza affinché il sogno di una vita si trasformi in realtà”. Il primo che tentò di conquistare quota 8000 metri fu, nel 1895, Albert Frederick Mummery che organizzò la prima spedizione Himalayana tramite una via diretta che superava uno sperone di roccia a 6000 metri di altezza. Daniele Nardi ha preso spunto dal coraggio dimostrato dalla “poetica” spedizione di Mummery. Il giovane alpinista dal 2009 è anche Ambasciatore per i Diritti Umani nel mondo e porterà con se, sulla vetta della montagna, una bandiera firmata da centinaia di bambini di tutta Italia.
Le imprese di Nardi sono state raccontate nel libro: “In vetta al mondo, storia di un ragazzo di pianura che sfida i ghiacci eterni”. Come dice Dario Ricci, scrittore e giornalista di Radio24 che ha collaborato al volume: “L’alpinismo è impegno, è sudore, è divertimento, è fantasia nell’individuare nuove sfide, un campo nel quale Daniele Nardi eccelle. In queste pagine si alternano di continuo roccia e neve, gioco e paura, contemplazione e bufere”. Questo sognatore di Sezze Romano non sarà un astronauta, non metterà mai piede sul suolo lunare ma una cosa è certa: se riuscirà a portare a termine la sua sfida, arrivando in cima al Nanga Parbat, potrà dire che seguendo la scia luminosa delle stelle avrà conquistato il mondo.