Il filo rosso che collega l’anno passato con il 2015, purtroppo, è dato dalla conferma della situazione drammatica in cui continua a versare il nostro mercato del lavoro che secondo l’Istat a novembre 2014 registra un tasso di disoccupazione pari al 13,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente toccando un nuovo record storico. A farne le spese sono tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici tra cui spiccano, ormai come di consueto, i giovani e le donne e in particolare quelli del Mezzogiorno. Proprio sul lavoro femminile, sempre e più spesso caratterizzato da frammentarietà e discontinuità, la crisi continua a riversare i suoi effetti più negativi, con conseguenze dirette non solo sulla tenuta reddituale ma anche su quella familiare, già provata dalla esiguità e inadeguatezza del sistema di welfare, sia quello dedicato all’assistenza degli anziani e dei non auto-sufficienti sia quella riguardante i più piccoli.
Con riferimento a quest’ultimi, nel 2012-2013, solo il 54,6% dei Comuni italiani ha attivato servizi per l’infanzia, arrivando a coprire appena il 13,5% dei potenziali utenti. In nessuna regione si raggiunge l’obiettivo comunitario del 33% nella fascia d’età 0-3 anni e si va dal 27,3% dell’Emilia Romagna al 2,1% della Calabria. Il numero di posti disponibili nelle scuole dell’infanzia, statali, comunali e paritarie, è invece sufficiente a coprire la domanda, coinvolgendo ormai quasi la totalità degli aventi diritto, ma non senza criticità. In questo scenario non esaltante è arrivata poco prima della pausa natalizia la notizia della riapertura del bando per accedere ai voucher spendibili per i servizi di baby sitting o per fronteggiare le spese connesse alla rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, ai sensi della legge 92/2012.
Un’iniziativa questa che come Cisl, per quanto sperimentale, abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere nella convinzione che centrare l’obiettivo di dare risposte alla questione cruciale della conciliazione lavoro famiglia sia la chiave di volta per dare ossigeno alla famiglia e dare maggiori opportunità alle donne messe sempre di fronte al bivio tra cura familiare e desiderio di realizzazione professionale. L’avvio della nuova sperimentazione però, così come già avvenuto in quella precedente, è stata segnata da subito da una serie di criticità attinenti alla tempistica, alle modalità di accesso e di gestione nonché alle modalità di concessione del beneficio, “da riparametrare su base Isee”, che di fatto rischiano di vanificare e, in taluni casi precludere, ancora una volta, l’effettiva fruibilità del diritto al beneficio.
Di qui la scelta della Cisl di coinvolgere direttamente il Ministro del Lavoro per chiedere un intervento tempestivo e risolutivo su una misura attesa da tempo e su cui riteniamo si debba trovare una soluzione adeguata per eventualmente includere il maggior numero possibile di lavoratrici. L’ideale, pertanto, sarebbe un nuovo intervento normativo teso proprio a superare quelle farraginosità e quei “pericoli” che potrebbero minare la buona riuscita della nuova sperimentazione.