Non finirà mai di stupirci il fiuto, nell’intercettare e rilanciare da par suo i movimenti “di tendenza”, della giornalista e scrittrice Naomi Klein ispiratrice dal punto di vista culturale del movimento no global. Dopo aver conquistato lettori e attivisti di tutto il mondo con il noto saggio No Logo nel quale stigmatizzava le pratiche aziendali delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo la canadese ha presentato al teatro Ariston di Mantova nell’ambito del Festivaletteratura il suo ultimo libro “Una rivoluzione ci salverà: perché il capitalismo non è sostenibile.” L’approccio della Klein è come al solito globale e punta ad indicare come responsabile del riscaldamento climatico un intero paradigma economico quello capitalistico al quale il movimento deve saper proporre delle alternative indicando dei modelli che sappiano dare delle opportunità di lavoro.
Nel saggio del 2007 intitolato” Shock economy” la guru no global aveva già attaccato alla radice il sistema capitalistico prendendosela con organizzazioni mondialiste come il Fmi, il Wto e la Banca Mondiale responsabili secondo lei delle crisi di sistema sulla base delle quali imponevano le loro ricette economiche di matrice liberista. Ora l’obiettivo sembrano essere le compagnie che estraggono gas e petrolio le quali hanno interessi in contrasto con la tutela ambientale favorita dalla possibile diffusione delle energie rinnovabili e della green economy. Ma la scrittrice questa volta fa anche autocritica parlando dei movimenti ambientali come di organizzazioni “che traggono vantaggi dalle forme capitalistiche”. . L’autocritica ai movimenti no global che a lei si sono ispirati va oltre: “Oggi – ha detto – siamo abituati a leggere No tav, No expo, no trivellazioni. Ebbene, giunto il momento di dire dei Sì per ottenere dei risultati. Quelli che già si sono sono ottenuti oggi, per esempio con la decisione di Syriza, in Grecia, di bloccare una miniera”.