La crisi greca e le richieste del governo Tsipras a Bruxelles sono l’argomento più caldo nei palazzi della politica europea. Sul punto è intervenuto anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che, durante un convegno della Fondazione Italianieuropei, ha definito l’uscita di Atene dall’Euro un’ipotesi “del tutto fuori luogo”. Il numero uno di via XX settembre ha giudicato, tra l’altro, “opportuna” la decisione della Bce di bloccare la concessione di liquidità alle banche greche. “E’ necessario nel quadro delle regole europee” ha commentato Padoan, il quale ha poi chiarito che “nell’Eurogruppo e nell’Ecofin non c’è un conflitto tra squadre”. L’Italia, in particolare, è interessata alla ricerca di una “soluzione comune”. Quanto ai colloqui avuti con l’omologo greco Yanis Varoufakis Padoan ha precisato che si è parlato “soprattutto di metodo generale di dialogo in Europa e ho condiviso con lui le lezioni che ho appreso in Europa”.
Il ministro si è detto, fra l’altro, in disaccordo con chi critica la Bce perché con le sue manovre espansive, tipo il quantitive easing, toglie “pressione” dagli Stati per fare le riforme. Per queste “serve consapevolezza all’interno dei Paesi della necessità delle riforme e non la pressione su di essi” con “una politica monetaria dura e restrittiva e spread alto”. L’esecutivo ha deciso di mettere mano alle banche popolari, un riforma, per il massimo esponente del Mef “necessaria” perché “il sistema bancario nazionale deve adeguarsi al nuovo quadro internazionale”. “Le ragioni della riforma – ha spiegato Padoan – sono duplici. Riaffermare che le Popolari sono una parte importante del sistema bancario italiano, che ha fatto bene e farà ancora meglio nelle nuove condizioni. E poi il sistema bancario deve prendere atto che il mondo è cambiato e la riforma delle Popolari è stata nel cassetto per anni e anni”.