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Birmania 47 morti negli scontri tra i ribelli e l’esercito

Tre giorni di scontri tra i ribelli Kokang e l’esercito birmano regolare hanno causato la morte di 47 militari mentre altri 73 sono rimasti feriti. A riferirlo è la stampa statale, che ha comunicato che i combattimenti sono iniziati il 9 febbraio, vicino alla frontiera cinese ed inoltre migliaia di civili, per sfuggire ai combattimenti sono fuggiti oltre il confine. Secondo quanto riportato dal quotidiano “Global new Light of Myanmar” i ribelli di etnia cinese Han “hanno teso un’imboscata alle truppe del Tatmadaw, mentre lo Stato è impegnato in sforzi a tutto tondo per raggiungere un cessate il fuoco a livello nazionale”.

Il gruppo di guerriglieri Kokang fino agli anni ottanta era il braccio armato del Partito comunista birmano, che oramai non esiste più. Controlla un’area definita semi-autonoma che secondo gli analisti è un attivo centro di spaccio di droga e contrabbando di armi. Per il quotidiano Myawaddy, che è controllato dai militari, i guerriglieri ribelli sono muniti di lanciarazzi, granate e difese antiaeree. Inoltre, secondo il sito web “Democratic Voice of Burma”, sono oltre 40 mila gli sfollati civile, la maggior parte donne, bambini e anziani, che sono fuggite dalle aree degli scontri per cercare rifugio in Cina.

Il governo semi-civile, guidato dall’ex generale Thein Sein, dal 2011 è impegnato nel trovare un punto di accordo con le minoranze che sono lungo la frontiera orientale e settentrionale della Birmania. Con alcuni gruppi etnici è stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco, ma nel Paese rimangono ancora alcune zone di guerra, come nel caso del conflitto con i ribelli Kachin, nel nord del Paese.

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