A Taiwan aperta l’inchiesta contro i 119 studenti del Movimento dei Girasoli accusati di aver incentivato la prolungata occupazione del Parlamento dal 18 marzo al 10 aprile 2014 con l’intenzione di far cancellare al governo l’ accordo di integrazione economica stabilito con la Cina.
La lunga e determinata rivolta del movimento studentesco ha raggiunto il suo obiettivo ma i giovani sono colpevoli di istigazione all’attività criminale, occupazione di proprietà altrui, resistenza a pubblico ufficiale e violazione della legge sulle manifestazioni pubbliche. Le accuse maggiori sono rivolte a Lin Fei-fane e Chen Wei-ting i due leader che avrebbero convinto gli altri ragazzi ad occupare il Parlamento. I due studenti si sono detti disponibili a collaborare con le forze dell’ordine per le indagini.
L’obiettivo della protesta si è concretizzato nelle ultime elezioni municipali del novembre 2014 in cui il Partito nazionalista KMT ha subito un evidente sconfitta. Al centro del dibattito pubblico rimane la questione della mancata inchiesta giudiziaria verso le autorità di sicurezza che avrebbero risposto con molte cariche violente alle manifestazioni dei Girasoli.
“Non capiamo la logica dell’indagine – dice un gruppo di studenti – se coloro che guidavano la protesta rappresentavano i desideri della maggioranza della popolazione taiwanese, come si è visto poi nelle elezioni, perché essere duri solo con loro e non con chi si è lasciato andare alla violenza per reprimere un malcontento comune?”.
Un insegnante della città ha voluto sottolineare l’importanza e il valore della protesta giovanile che si è rivelata costruttiva: “E’ giusto che ci siano delle indagini, ma bisogna riconoscere che il movimento ha messo in evidenza tutte le lacune della linea governativa. Un governo democratico non può decidere da solo. La gente ha diritto di espressione, pur nei giusti limiti. Non bisogna inoltre dimenticare che ha aiutato anche a far crescere una forte presa di coscienza degli ‘ombrelli’ di Hong Kong. I movimenti sono più collegati di quanto si creda”.