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Intercettazioni, Bossetti alla moglie: “Butta via quei coltellini”

L’indagine sul caso di Yara Gambirasio si è conclusa il 26 febbraio, a quattro anni esatti dal ritrovamento della 13enne in un campo di Chignolo d’Isola. Nelle 60.000 pagine raccolte dagli inquirenti non c’è solo la ricostruzione dell’omicidio della giovane ginnasta, ma anche la storia di una famiglia improvvisamente balzata alla luce della cronaca italiana. l’unico indagato per l’omicidio di Yara è Massimo Bossetti, in carcere dal 16 giugno 2014, che fino ad ora si è sempre proclamato innocente.

Gli inquirenti sono convinti del contrario ed è per questo che anche se si trova in carcere viene intercettato durante gli incontri con la moglie e con gli altri familiari. Intercettazioni che in questi giorni sono rimbalzate in tutti i giornali e in tutte le televisioni e che fanno venire più di qualche domanda. Durante una conversazione con la moglie, l’uomo le chiede informazioni sulla perquisizioni avvenute nella loro casa, le chiede se le forze dell’ordine abbiamo trovato il coltello, e poi si affretta ad aggiungere che quello lo teneva  come arma di difesa “se qualcuno entrava in casa”. A questo punto è Marita, la sua consorte, a domandargli “Non l’hai mai usato? Sei sicuro? Non troveranno niente Massi?”

Ma anche altri colloqui attirano l’attenzione delle forze dell’ordine, come quello del 4 dicembre scorso quando Marita spiega a Bossetti che secondo alcuni giornali lui avrebbe avuto dei contatti telefonici con Yara. “Non potevo avere contatti con lei… non ho il suo numero – risponde lui – Smentite tutto. Quello che mi interessa a me è di quelle foto lì”. E anche la conversazione in cui si parla della sera dell’omicidio e dell’ora di rientro a casa di Bossetti. Infatti l’uomo rimprovera la moglie di non essere stata abbastanza convincente sul suo ritorno a casa per l’ora della cena. “Non posso ricordare cosa hai fatto quella sera, ma di sicuro ho detto che alle 19.30 eri a casa”, si difende la moglie. Intercettazioni che secondo gli inquirenti aggraverebbero ancora di più la posizione di Massimo Bossetti, in quanto l’uomo sembra voler occultare ulteriori prove più che chiarire la sua posizione di indagato.

Sono due i reati che vengono contestati a Bossetti. Il primo è l’omicidio, con le aggravanti di “sevizie e aver agito con crudeltà” e di aver “approfittato di circostanze di tempo in ore serali, di luogo in un campo isolato e di persona perché si tratta di un uomo adulto contro un’adolescente di 13 anni, tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”. Il secondo è la calunnia nei confronti di Massimo Maggioni, uno dei suoi colleghi al cantiere, che Bossetti aveva indicato come responsabile dell’assassinio di Yara. Ora la difesa avrà a sua disposizione venti giorni per richiedere copia del fascicolo, chiedere un nuovo interrogatorio dell’indagato o depositare memorie difensive scritte. Dopo di che il pm potrà chiedere il processo, che si presume dovrebbe iniziare attorno a luglio.

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