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I rom e la trappola dell’ipocrisia

Leggo ora su “InTerris” della sfuriata di Buonanno sui rom:Ā Ā la risposta alla sua sfuriata da parte di InTerris e’ che:Ā Ā La questione non e’ la sfuriata di Bonanno o “l’offesa ad un intero popolo” ! Un popolo da cui alcuni fuggono, sono sfuggiti, rifiutano modo di vivere e usanze, anche se proprio non del tutto, forse, mentalita’ regrette e parassite, se ne giustificano costumi e atti, anche se solo della parte piĆ¹ “visibile” dello stesso.Ā La questione ĆØĀ l’IPOCRISIA di intere (per fortuna piccole, ma purtroppo eccessivamente “pesanti”) parti della societĆ  attuale che non vuole , si rifiuta, si indigna alla semplice realtĆ  dei fatti.Ā Sono i rom stessi, che ingiuriano il loro stesso popolo facendosi beffa della stessa ipocrisia di chi contro ogni buonsenso e onestĆ , li copre e li protegge!

Quando la gente “non interessata” sente che ad ogni arresto del solito “svuotacase” o della borseggiatrice c’ĆØ SUBITO l’avvocatucolo, pagato dalla Opera Nomadi che accorre e li fa scarcerare al volo,Ā quando le persone “normali” sentono, leggono, vedono in tv che, mentre loro sono sotto scacco da equitalia per una bolletta non pagata mentre “quelli” hanno acqua, luce e talvolta l’allacciamento gas ai campi attrezzati, pagati dal comune, con le loro stesse tasse che tanto faticano a tirare fuori dal misero mensile, magari disoccupati o esodati, quando, come chi scrive, sente di tanto pietismo e buonismo, ma non ha MAI potuto vedere una cartella delle tasse, una dichiarazione dei redditi, insomma, a chicchessia di lorsignori intestata, ma ogni anno deve lasciare giĆ¹ fino al 67% (reali) al sempre piĆ¹ esoso fisco, anche dalla sua sempre piĆ¹ ridotta pensione, oggi… e quando li vede coperti di catene d’oro, pur in mezzo ai loro accampamenti,Ā quando sente di qualcuno che ĆØĀ costretto a dormire per strada dopo lo sfratto succeduto a tanti anni di lavoro e fatiche e vede altri farsi fotografare nelle villette costruite per “quelli”, se non vendute alla faccia di chi glie le ha regalate,Ā quando so delle armi con le quali assaltano una gioielleria o una semplice casa privata e mi ricordo della lista delle cosucce che mi hanno rapinato, tant’ĆØ che non porto piĆ¹ nĆ© la catenina della nonna, nĆ© l’orologio di famiglia, nĆ© mia moglie ha piĆ¹ l’anello di fidanzamento da quelli fatti bottino…

E sento e leggo di tanta indignazione allo sfogo di chi ha semplicemente manifestato a parole quanto ciascuna persona, diciamo “non interessata” (e tanto basti!), pensa ed esprime fra altre persone amiche, sottovoce, per non essere accusata di “razzismo”. Ma, mi chiedo: il Vangelo parla di Amore, di tolleranza, di caritĆ , ma anche parla di “scandalo” ! e quale “scandalo” maggiore del farsi gioco dell’altrui benevolenza, anzi, a danno di quelli stessi?
Lā€™applauso scrosciante del pubblico dopo lā€™invettiva leghista ĆØ il segnale forse piĆ¹ preoccupante, che testimonia da una parte un malessere di fondo della societĆ  italiana e dallā€™altra lā€™innalzamento dellā€™asticella del rifiuto di che ĆØ ā€œaltroā€, ā€œdiversoā€.Ā Una regressione democratica che deve innescare antidoti culturali prima che sia troppo tardi. E’ troppo tardi, signori cari.

State, come a Costantinopoli, ciarlando del sesso degli Angeli, ma fuori, oggi, c’ĆØ chi taglia la gola ai vostri figli e non lo volete sapere, c’ĆØ chi vuota le vite dei vostri padri (perchĆ© i ricordi, da poco, magari, ma piccoli e preziosi, SONO la vita, il ricordo della Vita, troppo spesso l’ultimo ricordo di quella che fu la Vita), vuotando i cassetti, indebolendo i risparmi, le pensioni, sfruttando l’ingenuitĆ  di chi ancora o non piĆ¹ comprende la malvagitĆ  altrui, l’approfittarsi della fiducia, lo sfruttare la misericordia degli altri RIFIUTANDOSI categoricamente di darsi da fare onestamente, correttamente, volenterosamente per la propria sussistenza non come saprofagi tutto fagocitanti, ma come onesti lavoratori. E non lo volete vedere.Ā Capisco che dobbiate manifestare “indignazione e sconcerto” per riempire qualche riga in piĆ¹. I concetti, certi concetti, li si puo’ sicuramente presentare in maniera meno virulenta e piĆ¹ conciliante.Ā Lasciando che le parole scorrano come acqua sui sassi del ruscello: nel nulla, insomma. O forzando, evidenziando, urlando: questo sƬ con indignazione e sconcerto.Ā Ma attenti: ĆØĀ proprio “questo” che Qualcuno intendeva? Ne siete ben certi? Lo sarete ancora, domani, con a dettarvi un ben diverso stile di vita?

SalutiĀ Ā Carlo Garberi.

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