La Suprema Corte inglese punta alla trasparenza: ha infatti stabilito che le lettere scritte dal principe Carlo per condizionare l’operato di parlamentari e ministri possono essere rese pubbliche. Questa la conclusione istituzionale di una battaglia che è durata un decennio, da quando il quotidiano The Guardian aveva chiesto al governo di rendere nota tale corrispondenza del 2004 e del 2005, sulla base del Freedom of Information Act. Ma una serie di sentenze contraddittorie e di pressioni da parte dei governi che si sonno succeduti, Gordon Brown – laburista – prima e David Cameron – conservatore poi, avevano bloccato la richiesta presentata dal giornalista Rob Evans, che non si è mai arresto, e alla fine ha vinto.
Da Clarence House, residenza del principe, intanto si esprime disappunto per la decisione della Suprema Corte, giudicata negativamente anche dal premier David Cameron, che ha intenzione di varare immediatamente una legge per bloccare ancora la pubblicazione delle lettere. Re e regine nascondono sempre dei segreti, in questo caso il principe Carlo si troverebbe in forte imbarazzo se le lettere fossero rese note, dato che verrebbe accusato di aver violato la neutralità costituzionale della Monarchia prima ancora di essere salito al trono. Quello che è certo è che la sua immagine, che già in passato ha subito diversi attacchi a causa del flirt con Camilla Parker Bowles, subirà un durissimo colpo, che macchierebbe la reputazione della stessa istituzione monarchica.
Se c’è poco di regale nella faccenda, la forma non lo è di più: le lettere sono infatti definite “black spider” a causa degli appunti, sottolineature e punti esclamativi che Carlo aggiunge al testo battuto a macchina prima di inviarlo, dando l’impressione di un disordine un po’ inquietante e che poco si addice al sangue blu inglese.