Le elezioni presidenziali nigeriane sono state macchiate dal sangue di innocenti. 24 persone sono state uccise nello Stato di Gombe, nel Nord-Est del Paese – l’area maggiormente colpita del Paese dagli attacchi del gruppo jihadista di Boko Haram– mentre si accingevano al voto. Gli uomini sono stati decapitati con una motosega. Secondo le forze dell’ordine, i feriti sono stati circa una trentina e molte case sono state incendiate.
Molte le probabilità che gli autori dell’attentato siano i guerriglieri di Boko Haram, anche se non ci sono state ancora rivendicazioni ufficiali da parte del gruppo terrorista. Infatti, si potrebbe trattare anche di un atto di violenza da parte di una fazione politica nei confronti di un’altra, anche se alcuni testimoni avrebbero riportato che gli autori dell’omicidio avrebbero gridato, “vi avevamo avvisato di non venire a votare”. Infatti il mese scorso Abubakar Shekau, sedicente capo di Boko Haram, in un video diffuso via Twitter, aveva promesso di impedire le elezioni perché “non conformi all’Islam”. “Queste elezioni – le sue parole – non avranno luogo, anche se dovessimo essere uccisi. Le impediremo anche da morti. Sarà Allah a non permetterle, mai”.
In questo weekend, circa 68,8 milioni di nigeriani registrati nelle liste elettorali, su una popolazione di 173 milioni, sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente e il nuovo parlamento. Le elezioni, rinviate di sei settimane rispetto a quanto originariamente programmato, sono le più contestate e incerte dal 1999, l’anno in cui è terminato il governo dei militari nel Paese più popoloso d’Africa. I candidati alla presidenza sono 14, ma alla fine sarà un duello tra il presidente uscente, il cristiano del sud Goodluck Jonathan e il generale Muhammadu Buhari, musulmano del nord ed ex esponente della dittatura militare, sconfitto nelle tre precedenti tornate elettorali.
