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GIAPPONE: I GIUDICI STOPPANO ABE SULLA CENTRALE NUCLEARE DI TAKAHAMA

Il Giappone non vuole ripetere l’errore di Fukushima. Così ieri il tribunale distrettuale di Fukui ha accolto le richieste degli abitanti della prefettura di Fukui, a ovest di Tokyo, e deciso di non riavviare i due reattori della centrale nucleare di Takahama. L’impianto aveva già ottenuto l’approvazione dell’autorità di controllo nucleare, ma i residenti locali hanno chiesto alla giustizia giapponese di intervenire, presentando un’ingiunzione nella quale sostenevano che i reattori numero 3 e numero 4 gestiti dalla Kansai Electric Power non avrebbero sopportato un forte terremoto e che, in caso si fosse verificato un sisma, non erano state stabilite misure credibili di evacuazione. Un’opinione condivisa dalla Corte che ha definito la società troppo ottimista nel supporre che un forte terremoto non avrebbe colpito la regione e che ha criticato le nuove norme di sicurezza imposte dall’Autorità nucleare (Nra) dopo il disastro di Fukushima giudicandole “prive di razionalità”. La Kansai Electric ha comunque annunciato che sta considerando la possibilità di ricorrere in appello.

La sentenza è un duro colpo per la politica del premier Shinzo Abe, che spinge per la riattivazione della produzione elettrica con l’atomo, ferma dopo il terremoto e lo tsunami del 2011. Prima dell’incidente, circa il 30% della produzione elettrica era generata dal nucleare. Ora, con tutti e 48 i reattori atomici fermi in via cautelativa, il Giappone è costretto ad importare combustibili fossili costosi per compensare il deficit di potenza. In totale i reattori che avevano ricevuto il via libera della commissione incaricata di verificarne la sicurezza erano quattro. Oltre a quella di Takahama, l’ok per il riavvio era stato dato per l’impianto nucleare di Sendai, nella prefettura di Kagoshima. I reattori dovrebbero diventare operativi entro l’anno, ma anche questo caso si attende la decisione dell’autorità giudiziaria.

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