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AMNESTY INTERNATIONAL: 40 ANNI AL SERVIZIO DEGLI EMARGINATI

Il 17 aprile 2015 è una data importante per i diritti umani in Italia: oggi Amnesty International compie 40 anni. “Fino a quando parole come povertà, insicurezza, privazione, esclusione, discriminazione, violenza, tortura, pena di morte, detenzioni arbitrarie, processi iniqui, crimini di guerra e crimini contro l’umanità non diventeranno lontane – recita lo statuto – Amnesty International Italia continuerà a chiedere ai governi e ad altre entità (quali i gruppi armati e le imprese economiche) di rispettare per la loro parte i diritti umani e porre fine alle loro violazioni, e lo farà con ancora più forza e convinzione”.

Il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, il ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni, sono solo alcune delle personalità presenti oggi alla cerimonia per i 40 anni di Amnesty International Italia, ospitata dal sindaco di Roma Ignazio Marino in Campidoglio a partire dalle ore 10,00 e che fa da prologo all’apertura della XXX Assemblea generale dell’associazione.

Tutto ebbe inizio nel lontano 1975, quando un gruppo di poche decine di persone decise di dare vita alla sezione italiana della famosa Ong britannica, fondata nel 1961 dall’avvocato e attivista Peter Benenson. La Sezione Italiana si interessò inizialmente di alcuni argomenti “caldi” del tempo, come l’accoglienza dei profughi cileni, portò avanti campagne stampa a favore di singoli prigionieri ingiustamente reclusi e denunciò le “sparizioni” in Brasile e in Argentina degli avversari politici delle dittature militari sudamericane.

Negli anni successivi la popolarità del movimento in Italia cominciò a crescere grazie a due avvenimenti di carattere internazionale: l’attribuzione del premio Nobel per la pace nel 1977 e l’appello lanciato un anno dopo dal Segretariato Internazionale per la liberazione di Aldo Moro. Risale al 1988 il primo grande evento pubblico organizzato dalla sezione italiana della Ong: un concerto a Torino con la partecipazione di Peter Gabriel, Sting, Tracy Chapman, Youssou N’Dour, Bruce Springsteen e Claudio Baglioni che fece conoscere il nome e le attività di Amnesty ad una grande fetta della popolazione, soprattutto giovanile.

In questi 40 anni di attività, Amnesty Italia ha portato avanti e vinto numerose campagne, come quella iniziata nel lontano 1989 affinché il Parlamento introducesse il reato di tortura; una lunga battaglia conclusasi solo il 5 marzo dello scorso anno quando, sotto il Governo Renzi, il Senato approvò (con 231 sì, e nessun no) il ddl Manconi che introdusse il reato di tortura nel codice penale italiano.

Appartiene allo scorso decennio, e precisamente al 2004, la nascita di un’altra importantissima campagna, “Mai più violenza sulle donne”, con la quale Amnesty International Italia denunciava un fenomeno ormai strutturale della società contemporanea che prese il nome di femminicidio. Grazie anche alle manifestazioni organizzate dalle sezioni europee, il Consiglio d’Europa adottò, nel 2011, la “Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”.

Al 2006 risale invece “Control Arms”, una campagna che, secondo il premio Nobel per la pace Desmond Tutu, contribuì “A limitare il numero di armi vendute e impiegate in guerre e conflitti e a rastrellare le armi ancora presenti nella comunità”. Nel 2014, finalmente, il Trattato internazionale sul commercio delle armi entrò in vigore.

Nel 2009 Amnesty International lanciò la campagna “Io pretendo dignità” sul rapporto tra povertà e violazioni dei diritti umani. “La povertà non è né naturale né inevitabile – denunciava l’Ong – ma è il risultato di decisioni. La povertà non è solo relativa alla mancanza di risorse, ma soprattutto ai comportamenti e alle scelte di chi detiene il potere”.

 

Nel 2015 un’altra grande battaglia portata avanti dall’organizzazione umanitaria insieme a molte altre Onlus e alle stesse istituzioni (tra cui l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) raccoglie i suoi frutti: il 31 marzo vengono finalmente chiusi gli ospedali psichiatrici giudiziari.

La storia e i risultati raggiunti da Amnesty International in Italia raccontano l’abnegazione di migliaia di volontari e operatori in difesa dei più deboli ed emarginati: dai rom ai gay, dai disabili alle vittime del femminicidio, dai rifugiati ai carcerati e alle vittime di guerra. Un impegno importante che, all’alba dei suoi primi 40 anni, la Ong non vuole né interrompere né ridurre, e che viene “regalato” a tutti gli italiani: “Vogliamo dedicare all’Italia e alle sue persone questo importante anniversario. Perché crediamo che il mondo sarà migliore quando, insieme, sentiremo nostre le ingiustizie del mondo”.

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