E’ il Primo Maggio della solidarietà, dell’accoglienza, del rispetto della dignità delle persone. Il sindacato ha scelto la piccola cittadina siciliana di Pozzallo, il cui porto è spesso crocevia degli sbarchi di tanti immigrati, come “simbolo” di pace e di una necessaria integrazione tra i popoli.
L’Europa deve fare di più per fermare questa continua strage nel Mediterraneo che non può diventare un cimitero. Davanti ad una sfida geopolitica di carattere epocale, il vertice dei Governi europei di qualche giorno fa non ha fornito una risposta adeguata e convincente. Non bastano gli appelli e le promesse. Occorre intervenire all’origine del fenomeno migratorio, bloccando i traffici dei nuovi schiavisti con un’intesa politica tra i Governi europei, in modo da dare risposte concrete alle migliaia di uomini, donne e bambini che si avventurano in mare pur di scampare alla guerre, alla violenza ed alla fame. Non servono le armi o i blocchi navali. Ci vuole una forte coesione politica e sociale, arginando gli egoismi nazionali e la demagogia xenofoba di alcuni movimenti antieuropei. Per questo dobbiamo ripartire dagli Stati Uniti d’Europa.
Non si va da nessuna parte con una politica solo di rigore e di sacrifici economici e sociali. Il fiscal compact è stato rottamato dalla recessione. L’Europa dei cittadini deve essere costruita sul lavoro, sul rispetto dei diritti, sullo sviluppo. Ci vogliono misure per far crescere i consumi, alzare i salari e le pensioni abbassando le tasse nazionali e locali, svincolare dai parametri rigidi del rientro del deficit gli investimenti in infrastrutture, innovazione, ricerca, formazione.
Anche il nostro Governo deve fare molto di più per la crescita. Con l’impostazione timida del Def, l’economia italiana tornerà ai livelli del 2007 solo fra sette anni, nel 2022. Possiamo aspettare tutto questo tempo? Non sarà la nuova legge elettorale, sulla quale bisognerebbe ricercare il massimo consenso parlamentare, a risollevare la condizione delle famiglie italiane. L’Expo che si apre oggi a Milano rappresenta certamente una grande opportunità di sviluppo per il nostro paese, un evento straordinario realizzato grazie all’impegno straordinario dei lavoratori e del sindacato.
Ma i segnali di ripresa dell’economia vanno accompagnati subito con scelte chiare e selettive di politica industriale, con una operazione di redistribuzione della ricchezza e di reddito a favore delle aree sociali più deboli, a partire dal rinnovo dei contratti pubblici e della scuola scaduti da sette anni. Tutto ciò che si recupera dal taglio della spesa pubblica e degli sprechi di regioni ed enti locali va destinato alla riduzione della tasse, agli investimenti ed all’occupazione.
Per questo la Cisl sta raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare che estenda il bonus fiscale di mille euro anche ai pensionati, agli incapienti, ai giovani collaboratori. Non è il salario minimo di sussistenza la risposta più adeguata alla disoccupazione perché si tratterrebbe di un intervento assistenziale molto costoso e senza alcun legame con il mondo produttivo. Il lavoro per i giovani si crea favorendo gli investimenti e attraverso gli accordi tra le parti sociali, con una politica fiscale espansiva, aggredendo i nodi irrisolti del nostro paese, come i costi elevati dell’energia, le troppe società municipalizzate, l’evasione fiscale scandalosa, le tante opere pubbliche bloccate dai veti e dagli appalti con il massimo ribasso.
Ecco perché la Cisl sollecita un patto tra il Governo, le regioni e le parti sociali, che fissi le priorità del paese su cui ciascuno deve fare la propria parte. L’autosufficienza del Governo sulle riforme non paga e rischia di diventare anche un alibi per tutti coloro (anche tra le parti sociali) che vogliono sfuggire dalle proprie responsabilità. Dalla crisi si esce solo uniti, spezzando la lunga catena di abusi, corruzione, illegalità, caporalato, negazione dei diritti dei lavoratori che caratterizza purtroppo ancora tante zone del nostre paese, soprattutto nel Mezzogiorno.
E’ possibile farlo se le parti sociali, la politica, le istituzioni ad ogni livello assumono per intero il peso e la responsabilità di praticare interventi a favore dell’integrazione, della solidarietà e dell’accoglienza nella legalità, assicurando il diritto di voto a coloro che lavorano e pagano le tasse nel nostro paese, assieme alla riforma della legge sulla cittadinanza per i figli di immigrati nati e cresciuti in Italia. Questo è il messaggio forte che il sindacato lancerà oggi da Pozzallo e da tutte le piazze italiane in questo Primo Maggio. Tocca al Governo ed alle forze politiche saperlo raccogliere, per costruire insieme un paese più giusto, più solidale, fondato, come scrissero i “padri” Costituenti sui valori del lavoro e della democrazia.
Annamaria Furlan
segretario generale Cisl