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ISRAELE, NETANYAHU CORRE CONTRO IL TEMPO PER FORMARE IL NUOVO ESECUTIVO

Dopo oltre un mese di trattative, colpi di scena e puntate al rialzo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu si ritrova a poche ore dalla scadenza del termine senza essere riuscito ancora a formare una solida coalizione dell’esecutivo di governo. Un suo fallimento obbligherebbe il presidente Reuven Rivlin ad affidare l’incarico ad un’altra parte politica. Il trionfo contro ogni aspettativa di Netanyahu alle elezioni del 17 marzo, sembrava aver dato ragione alla strategia politica del leader del Likud che, forte dei 30 seggi, sperava di raggiungere una solida maggioranza di 67 seggi su 120, alleandosi con i cinque partiti nazionalisti e religiosi.

Ma ieri la doccia fredda: Avigdor Lieberman, leader del partito nazionalista Israel Beieteinou, ha deciso di negare i suoi sei deputati a un governo “basato sull’opportunismo e sul conformismo”, praticamente accusando il premier incaricato di non essere sufficientemente di destra. Durante la conferenza stampa in cui ha annunciato le sue dimissioni, Lieberman ha detto anche che Netanyahu non è davvero interessato a sconfiffere Hamas, né ad ampliare le colonie israeliane in Cisgiordania. Al contempo però Lieberman si è anche lamentato del fatto che il Likud abbia stretto un accordo elettorale con Yahadut HaTora HaMeuhedet, una coalizione fra due partiti votati da ebrei ultraortodossi (Yisra’el Beiteinu si definisce un partito laico).La decisione lascia il premier con una maggioranza davvero risicata di 61 voti, sempre che riesca ancora ad assicurarsi il sostegno del partito ultraortodosso Foyer con i suoi 8 parlamentari.

Il premier ha ancora tempo fino alle 20 di mercoledì 6 maggio per informare il presidente Reuven Riylin di essere in grado di formare il governo, in caso contrario verrà affidato il compito a un altro leader politico o si dovranno indire nuove elezioni. Un’altra opzione sarebbe chiedere all’Unione Sionista – la coalizione fra i due principali partiti di sinistra – di formare un governo di grande coalizione, ma finora sia il Likud sia l’Unione Sionista hanno negato che esista questa possibilità

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