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ATTACCO DEI TALEBANI, ECCO CHI ERA L’ITALIANO UCCISO

Se l’Isis continua a massacrare vittime innocenti, i talebani – per un po’ di tempo defilati rispetto alla strategia dell’orrore jihadista – tornano a far parlare di loro. L’obiettivo era attaccare gli stranieri, e con un blitz ben organizzato hanno preso di mira la zona più protetta di Kabul uccidendo 14 persone, tra cui un italiano. Obiettivo dell’attentato è stata la guest house Park Palace Hotel, nell’enclave diplomatica della capitale; cinquer ore di combattimenti; alla fine tra le vittime c’erano anche Alessandro Abati, 48 anni e la compagna di origini kazake Aigerim Abdulayeva, 27 anni. Abati, bergamasco di Alzano Lombardo, faceva il consulente per prodotti infrastrutturali e, in particolare negli ultimi anni, era impegnato soprattutto con l’estero. Era titolare della società ‘M&J Consulting’, che si occupa di favorire rapporti tra
pubblico e privato appunto nei progetti infrastrutturali.

Insieme a loro sono morti altri 8 stranieri: quattro indiani, due pachistani, un americano e un britannico con la doppia nazionalità afghana. Tra le vittime afghane ci sono anche due cooperanti della ong ActionAid. Sei altre persone sono rimaste ferite. Secondo la ricostruzione della polizia, un commando armato ha fatto irruzione intorno alle 21 ora locale nel ristorante dove si trovava un folto gruppo di persone per un concerto. La guesthouse, che sorge nei pressi del compound delle Nazioni Unite, ospitava circa 100 clienti, tra cui molti cooperanti indiani. Durante l’assedio si sono udite esplosioni e raffiche di mitragliatori. Ma la dinamica dell’attacco non è ancora chiara.

Le forze di sicurezza afghane sono riuscite a trarre in salvo 54 ostaggi, tra cui 45 stranieri. La crisi è terminata solo all’alba con l’uccisione di tre terroristi. In una email in lingua pashto, il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha detto che il gruppo ha preso di mira il residence perché frequentato da stranieri, tra cui americani. Nella rivendicazione, ha però precisato che “un attentatore suicida della provincia di Logar ha attaccato la guesthouse”, contraddicendo la versione delle autorità afghane. Ma secondo fonti indiane, l’obiettivo sarebbe stato l’ambasciatore di New Delhi, Amar Sinha, che avrebbe dovuto partecipare all’evento culturale.

L’attacco ricorda quello del marzo del 2014 quando i talebani entrarono nell’hotel a cinque stelle Serena durante una celebrazione e fecero strage di nove persone, tra cui quattro stranieri. Due mesi prima, invece, un altro massacro in un popolare ristorante libanese causò 21 morti, il bilancio più sanguinoso dall’invasione americana.

La morte del cooperante italiano ha sollevato polemiche sulla presenza delle truppe italiane in zone a rischio sollevate da Lega Nord e M5S. “Ogni attacco di questo tipo – ha detto il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano – è un attacco alla comunità internazionale che deve rimanere saldamente unita e coadiuvare l’azione della Nato, il cui obiettivo in Afghanistan è proprio quello di prevenzione e lotta al terrorismo internazionale”. Gli ha fatto eco Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissioni Esteri della Camera, secondo il quale “se ogni qualvolta che un attacco terrorista miete vittime la conseguenza dovesse essere la ritirata delle forze militari o anche dei civili dalla località oggetto dell’attacco terrorista ciò significherebbe una resa senza condizioni ad esso”.

L’attentato arriva all’indomani della visita a Kabul del primo ministro pachistano Nawaz Sharif che ha assicurato pieno supporto nella lotta contro il terrorismo islamico. Dopo anni di tensione, c’è disgelo tra i due Paesi che si sono sempre accusati a vicenda di dare rifugio ai jihadisti.

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