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BAGNASCO E LA SUPPLICA DEI FEDELI: “NON TOGLIETECI LE DIOCESI”

“Il Pontefice si rende conto sempre più di quello che anche noi percepiamo: lo Stato tende a razionalizzare, toglie dai territori le province, a volte il Comune, le comunità montane, enti che sono garanzia del tessuto sociale, e la gente ci dice: ci abbandonate anche voi, togliendoci la parrocchia o ancora di più il vescovo?”. Lo ha detto Mons. Angelo Bagnasco al termine dell’assemblea generale Cei intervenendo sulla proposta di accorpamento delle diocesi. “E’ vero – ha proseguito -. Il Papa aveva subito annunciato questo desiderio. In Italia ci sono 225 diocesi, un numero molto alto. Fa parte della storia italiana ed esprime quella prossimita’ dei pastori che anche il Papa continua a evocare e sostenere. Ci sono diocesi non solo numerose ma piccolissime, anche di 50 mila o 30 mila abitanti, non molte ma ci sono, magari con un territorio molto esteso”. Ora, ha spiegato ancora Bagnasco, “l’ipotesi è di chiedere alle regioni ecclesiastiche di fare una riflessione sulla realtà concreta”. Il presidente della Cei ha anche ricordato di quando, da vescovo di Pesaro, si trovò di fronte all’ipotesi di accorpamento della diocesi di Urbino, “contro cui allora scese in campo il rettore dell’Università, Carlo Bo”.

La Cei, che ieri ha eletto il nuovo vice presidente per il Nord nel vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla e i nuovi presidenti delle 12 Commissione episcopali (riappare l’ex segretario Cei Mariano Crociata, vescovo di Latina, alla scuola, il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, va all’ecumenismo, l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro a capo della Caritas) ha dovuto fare i conti anche con un secco calo della somma dell’otto per mille, che per il 2015 è pari a 995 milioni 462 mila euro, con una diminuzione di quasi 60 milioni rispetto al miliardo 54 milioni e 310 mila euro del 2014. Bagnasco ha spiegato questa contrazione di incassi con un calo generale dell’introito Ire, con la trattenuta da parte dello Stato dei 17,6 milioni assegnati in più l’anno passato e con un calo di firme per la Chiesa cattolica di circa il 2 per cento, che c’è chi vede come un effetto degli scandali Vatileaks e delle magagne Ior. Tagliando comunque sull’edilizia di culto e sul sostentamento del clero (“da sette anni teniamo bloccati gli stipendi dei preti”) viene aumentato da 245 a 265 milioni lo stanziamento per la carità.

L’assemblea ha poi nominato mons. Bagnasco, l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, il nuovo vice presidente Brambilla e il vescovo di Parma Enrico Solmi delegati della Chiesa italiana al Sinodo sulla famiglia del prossimo ottobre. Don Ivan Maffeis, infine, è stato scelto come nuovo direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, al posto di mons. Domenico Pompili, nuovo vescovo di Rieti.

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