In Israele le scuole cristiane si sono unite in una protesta senza precedenti per denunciare le politiche discriminatorie di cui si sentono fatte oggetto da parte del governo. Quasi 700 tra insegnanti, genitori con i figli, e religiosi si sono dati appuntamento in mattinata nella piazza davanti al palazzo Lev Ram, sede del Ministero dell’educazione, mostrando striscioni e ampi pannelli di rivolta e distribuendo volantini in cui sono condensate le ragioni della portesta. “Si tratta di una manifestazione pacifica e rispettosa, per dire che vogliamo essere trattati come gli altri, sia dal punto di vista economico che su quello della libertà di educazione” è quanto ha riferito padre Abdel Masih Fahim, direttore delle scuole cristiane, all’Agenzia Fides.
Questo tipo di istituti appartengono alla categoria di scuole “riconosciute ma non pubbliche” e ricevono un finanziamento parziale dal Ministero. Il resto dei costi è coperto dalla quota corrisposta dai genitori. Negli ultimi anni però l’educazione ha ridotto radicalmente il budget delle scuole cristiane costringendo le famiglie a pagare una retta decisamente alta. Nel corso delle trattative per valutare la questione, il Ministero ha proposto che le scuole cristiane diventino pubbliche, un colpo gravissimo alla minoranza cristiana in Terra Santa, motivo per cui alla manifestazione hanno preso parte anche vescovi di diverse Chiese, compresi i Vescovi William Shomali e Giacinto Boulos Marcuzzo, del Patriarcato Latino di Gerusalemme.