Sono due i minorenni ricercati per la morte di una donna filippina di 44 anni e per il ferimento di altre otto persone nel tragico incidente che la sera del 27 aprile ha paralizzato il quartiere Battistini di Roma. La macchina pirata su cui viaggiavano tre giovani nomadi, inseguita da una volante della polizia che le aveva intimato l’alt ha proseguito la sua corsa ad una velocità estrema falciando letteralmente un gruppo di persone alla fermata dell’autobus.
Nella giornata di ieri la polizia ha arrestato la 17enne che era a bordo della vettura con l’accusa di concorso in omicidio volontario. Dalle prime ricostruzioni si apprende che i due giovani potrebbero venire dal campo nomadi della Monachina dove sono stati rintracciati alcuni familiari dei ragazzi. Claudia, la sorella di uno dei due, assicura che stanno provando a chiamarlo al telefono ma non risponde.
“Se torna qui lo porteremo dal magistrato che deciderà cosa fare”. Anche la madre conferma l’irreperibilità del figlio al cellulare: “Ha 17 anni, forse ha paura della polizia”. La donna parla nella sua baracca dove risiede anche l’altra ragazza fermata dagli agenti. “Vogliamo chiedere scusa alla famiglia della vittima dell’incidente e a tutti i feriti. Se potessimo incontrare quelle persone, chiederemmo loro perdono” ha aggiunto la donna visibilmente scossa.
Tra i testimoni c’è chi ha raccontato quei minuti come “una scena apocalittica”. “Ho sentito le sirene della polizia e poi un gran botto – ha detto Franco Palozzi – Mi sono affacciato alla finestra e c’erano delle persone per terra, ferite. Una donna che non si muoveva, la testa fracassata”. “C’era sangue ovunque”, ha commentato un commerciante di via Battistini.
Nella giornata si sono alternate manifestazioni e veglie di preghiera alla quali hanno partecipato molti degli abitanti del quartiere ancora sotto choc per quanto accaduto. Nel mondo politico non si sono fatte attendere le polemiche sulla presenza dei Rom in Italia e nella Capitale, e a riguardo si è espresso proprio il sindaco Ignazio Marino: “Roma non vuole essere trascinata in basse strumentalizzazioni elettorali. Il mio appello alla città è di evitare trappole: occorre vicinanza alle vittime, severità per i colpevoli rifuggendo da odi e paure che qualcuno tenta di suscitare. E’ una sfida, civile e culturale, che la città è in grado di vincere”.