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La bassa politica del populismo

ramondaIncidenti stradali purtroppo avvengono per colpa di chiunque; per distrazione, disattenzione – pensiamo ai cellulari – o anche per uso o abuso di sostanze. Ciò capita sia da parte degli italiani sia da parte di stranieri che sono nel nostro Paese. Ci sono persone però che cavalcano eventi tragici senza leggerli nella loro completezza, utilizzandoli in modo strumentale, non analizzando il fenomeno in modo corretto, con onestà intellettuale. L’episodio del gravissimo incidente stradale di Roma, dove una persona è morta e altre 8 sono rimaste ferite, ne è un esempio.

Qualche tempo fa c’era un atteggiamento di condanna a priori di un intero popolo per le malefatte dei singoli (penso non solo ai rom, ma agli albanesi ad esempio) ed era una caratteristica della stampa italiana, che non lesinava nei titoli la parola “extracomunitario” per associarla a qualche delitto; oggi questo malcostume si è trasferito alla politica, che specialmente sotto elezioni utilizza il populismo come bacino di voti.

Ma questa però è una politica “bassa”, perché invece proprio in riferimento a certi episodi dovrebbe saper educare, prevenire e punire chi – come nell’occasione accaduta nella capitale d’Italia – commette un reato. Punire la singola responsabilità (e questo è un vulnus del sistema italiano) però non può e non deve voler dire scaricare le colpe su un intero popolo.

Noi siamo convinti che l’integrazione sia un valore essenziale, sotto il profilo meramente umano come sotto quello cristiano. Siamo tutti pellegrini su questa terra, abbiamo il diritto di muoverci, spostarci in altri Stati, ma dev’essere un diritto per tutti, ovviamente nel rispetto delle leggi e della cultura locale.

Crediamo che bisogna sempre lavorare per il dialogo tra etnie, tra religioni, andare oltre ogni lettura miope della propria identità nazionale; quando questa si difende ad oltranza è una posizione già perdente, perché la vera sfida oggi è quella dell’integrazione. Che vuol dire una cosa principalmente: saper vivere nel rispetto delle culture nelle quali si va a vivere.

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