Il 7 e l’8 giugno sullo sfondo di uno splendido resort tra le Alpi bavaresi, i leader di Gran Bretagna, Canada, Francia, Italia, Giappone, Stati Uniti e Germania si sono riuniti per il tanto atteso G7. Un evento di grande importanza che ha confermato ancora una volta quale sia l’immagine del Bel Paese nel resto del mondo. Si sa che l’Italia è dipinta come la terra degli spaghetti, pizza, mandolino, mare, sole e politici inaffidabili, ma quanto accaduto al premier Matteo Renzi non può che alimentare l’immaginario collettivo di un Paese boccaccesco, di maschere e buffoni.
A testimoniarlo è l’accoglienza riservata al presidente del Consiglio, quando la banda al posto del tradizionale inno di Mameli ha intonato “Azzurro”, il celebre brano di Paolo Conte cantato da Adriano Celentano. Lo spazio riservato alla formalità si è trasformato così in una scena che rasenta il ridicolo. Sarà che ultimamente l’inno d’Italia non va più così tanto di moda, dopo che lo stesso Renzi in occasione dell’inaugurazione dell’Expo a Milano il primo maggio ha acconsentito alla modifica del testo per renderlo più “adatto” al coro delle voci bianche. E così “siam pronti alla morte” diventa “siam pronti alla vita”, rottamando così le parole dell’ originale composto dal giovane patriota risorgimentale nel 1847.