È stato inaugurato sabato scorso nella cittadina costiera di Tartous, importante porto della Siria, il primo luogo di culto del mondo islamico dedicato alla Vergine Maria. Secondo quanto riferiva martedì il quotidiano di Beirut “Daily Star”, la nuova moschea è stata chiamata “Al-Sayyida Maryam”, uno dei diversi nomi arabi con cui viene chiamata Maria, come ha ricordato alla cerimonia lo stesso ministro per i Beni religiosi e culturali siriani, Mohammad Abdel-Sattar al-Sayyed, indicando la moschea come “Un segno dell’apertura dell’islam, quello lontano da deviazioni ed estremismi” verso il cristianesimo. Presente anche un delegato del Patriarcato maronita di Tartous e Lattakia, Antoine Dib, che, dichiarandosi “Orgoglioso per l’iniziativa”, ha auspicato che possa rappresentare una speranza di pace per ogni angolo del Paese.
La dedicazione di una moschea alla Madonna – che agli occhi degli occidentali potrebbe apparire quantomeno inusuale – ha invece basi teologiche radicate nel Corano nel quale è presente un’autentica venerazione per la Vergine. Su questo tema, uno dei maggiori studiosi cattolici contemporanei è stato il francescano fiorentino Giulio Basetti-Sani – scomparso nel 2001 – che ha dedicato la sua vita alla diffusione della conoscenza sulla religione islamica, da lui sentita come “fede sorella”. Tra i suoi numerosi libri – pubblicati nel periodo di insegnamento all’Istituto di Scienze religiose di Trento dal 1980 al 1994, uno dei più suggestivi è proprio “Maria e Gesù figlio di Maria nel Corano”. Muovendosi nel solco del fondatore Francesco d’Assisi e del suo programma missionario volto all’incontro con i musulmani, Basetti-Sani ha lavorato per far emergere le figure di Gesù e Maria all’interno del Corano dopo secoli di incomprensioni e pregiudizi.
Secondo l’Islam, Dio non è una persona ed è impensabile quindi l’esistenza di un “figlio di Dio”. Tuttavia la Vergine Maria viene presentata come “prescelta da Allah” ed “eletta su tutte le donne del creato” e Gesù è visto non come figlio di Dio ma come “figlio di Maria” (“Isa ibn Maryam”). Ai versetti 34-36 della Sura 19, si racconta la vicenda di una vergine che, allontanatasi dalla famiglia, partorì poi un figlio (“Masîh”, l’“Unto”, uno dei nomi tradizionali di Gesù), “dono” di Allah. L’Islam quindi, diversamente dall’ebraismo, riconosce il parto virginale della Madonna riferendosi alla onnipotenza di Dio che “crea ciò che vuole”. In proposito, appare estremamente significativo che da qualche anno in Libano il 25 marzo, in cui la Chiesa cattolica celebra l’Annunciazione, sia stato proclamato, dopo lunghe trattative condotte dal Comitato islamo-cristiano, festa nazionale.