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NATALITA’ ZERO, L’ITALIA MUORE

L’Italia è un Paese che muore; lentamente, uccisa da una politica lontana dalle famiglie, che sembra disinteressarsi della natalità. I dati che arrivano dall’Istat sono impietosi: nel 2014 ancora una volta le morti hanno superato le nascite e la crescita demografica è arrivata a quota zero. Lo scorso anno la popolazione ha avuto un incremento di appena 12.944 unità, arrivando, complessivamente a 60.795.612 di individui. Un dato di questo tipo non si registrava dal biennio 1917-1918, quando l’Europa veniva falcidiata dalla Grande Guerra e dall’epidemia di influenza spagnola. Il saldo tra funerali e fiocchi bianchi e rosa segna meno 100mila; di questo passo rischiamo di avvicinarsi pericolosamente all’estinzione. Fra l’altro, sostiene l’istituto di statistica, la lieve crescita della popolazione è dovuta in misura largamente prevalente alle ultime rettifiche legate alla revisione delle anagrafi effettuata da tutti i Comuni italiani tra il 2012 e il giugno 2014, a cui si devono aggiungere anche le ricomparse di persone precedentemente cancellate per irreperibilità censuaria (+96.468, di cui 53.427 stranieri), ma già effettivamente presenti sul territorio.

Un gap talmente grande che nemmeno i flussi migratori, peraltro in calo, riescono a compensarla. A tenere a galla il Paese sono allora soprattutto gli stranieri. Proprio loro: odiati, discriminati, trattati alla stessa stregua di fastidiosi parassiti consentono al Bel Paese di restare in piedi sull’orlo dell’abisso. Sono 5 milioni (l’8,2% del totale) e appartengono a circa 200 nazionalità diverse: vivono, lavorano e camminano al nostro fianco anche se hanno smesso di vedere il Paradiso terrestre nello Stivale. E infatti anche loro cominciano a procreare di meno (-2.638 è stato il saldo negativo rispetto al 2013) e cambiare aria (su un totale di 136 mila persone in fuga, sono stati circa 46mila). Ecco ricordiamocene quando sentiremo i nostri politici parlare di “Eldorado degli extracomunitari” e menate del genere.

In questo quadro non meraviglia che l’età media della popolazione continui a salire: al 31 dicembre 2014 è stata pari a 44,4 anni, in costante aumento dal 2011. Questo dato ha però intensità differenti a seconda delle aree geografiche: al Centro-nord supera i 45 anni mentre nelle regioni del Mezzogiorno il valore è di poco superiore ai 43 anni. Di pari passo, continua la riduzione della popolazione più giovane (under 15), pari al 13,8%, 2 punti decimali in meno rispetto al 2011. Anche gli italiani in età attiva (15-64 anni) sono sempre meno, passando da un valore superiore al 65% nel 2011 al 64,5% nel 2014. La popolazione anziana (65 anni e oltre) è pari al 21,7%, quasi un punto percentuale in più rispetto al 2011. In particolare, i “grandi vecchi” (80 anni e più) crescono ogni anno di un punto decimale (6,5% nel 2014). Aumenta, poi, il numero degli emigrati: il saldo tra i due flussi in entrata e in uscita è pari 140 mila unità circa. Infine, cresce il numero dei “nuovi italiani”: nel 2014 129.887 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, un valore in forte aumento rispetto all’anno precedente (+29%). I dati comprendono le acquisizioni per matrimonio, naturalizzazione, trasmissione automatica al minore convivente da parte del genitore straniero divenuto cittadino italiano, per elezione da parte dei 18enni nati in Italia, per ius sanguinis.

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