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CENTINAIA DI PILLOLE ABORTIVE LANCIATE DA UN DRONE IN POLONIA

Paradossale iniziativa delle lobby pro-aborto in Polonia. Nei giorni scorsi un drone ha volato sopra i cieli della città polacca di Slubice, che sorge al confine con la Germania, lanciando sacchetti contenenti pillole in grado di far interrompere le gravidanze. I farmaci in questione (il mifepristone, meglio noto come RU-486, e il misoprostol) a detta degli ideatori possono essere assunti fino alla nona settimana di gestazione e avrebbero “lo stesso impatto sulla salute di un aborto spontaneo”. In Italia sono al contrario considerati pericolosi. La Ru-486 è infatti somministrabile entro la settima (e non la nona) settimana dall’inizio dell’ultimo ciclo mestruale e con ricovero ospedaliero obbligatorio, mentre il misoprostolo è addirittura sconsigliato poiché nato per altri scopi (ironia della sorte, per indurre il travaglio).

La scusa adottata dagli organizzatori – in primis l’associazione Women on Waves – è che in Polonia non sarebbero rispettate le libertà della donna poiché l’interruzione della gravidanza sarebbe consentita “solo” nei casi di stupro, incesto, pericolo di vita o potenziali danni al feto. Parlare di “divieto ad abortire”, però, sembra quanto mai inesatto. Codeste associazioni pseudo-femministe promuovono tali pratiche in nome della “libertà della donna”, come se uccidere il proprio figlio sia da considerarsi una vittoria della modernità e non un atto contro la naturale propensione all’accudimento del genere femminile. Stranamente, le suddette associazioni si dimenticano sempre di citare le statistiche relative ai casi di depressione, psicosi e (purtroppo) di suicidio che colpiscono le mamme dopo la terribile scelta di non far nascere il frutto del proprio grembo. Tralasciano inoltre di riferire quanto vengano finanziate dalle case farmaceutiche di cui – tanto generosamente – regalano le pillole.

 Invece che usare innovazioni tecnologiche sempre più disumanizzanti come i “droni dell’aborto”, forse sarebbe opportuno che le istituzioni e associazioni facessero fronte comune contro tale piaga per sostenere psicologicamente ed economicamente le mamme nel terribile momento del dubbio.

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