Sei giorni di tregua per lo Yemen, un cessate il fuoco che vorrebbe far respirare un Paese ormai in ginocchio, sempre più sgretolato dai conflitti interni che hanno assunto dal marzo scorso una risonanza maggiore con i raid della coalizione saudita contro i ribelli sciiti, e che soprattutto negli ultimi mesi, è protagonista di assalti da parte di jihadisti dello Stato Islamico. La tregua annunciata dalle Nazioni Unite servirà a convogli umanitari che portano soccorso alla popolazione minacciata dalla guerra. Da alcuni dati è emerso che su 22 milioni di abitanti, l’82% ha bisogno di aiuti.
I ribelli dell’imam Abdel Malik al Houthi hanno però tentato di lanciare l’ultimo assalto a Taiz, prima dell’avvio del cessate il fuoco per la fine del Ramadan. Questa mattina all’alba, poche ore prima dell’inizio della tregua, i ribelli sciiti hanno bombardato la terza città del paese, in mano ai gruppi fedeli al governo in esilio. Un attacco che lascia intendere la precarietà di questa pausa.
Alcuni testimoni hanno riferito all’emittente al Jazeera che le milizie Houthi volevano conquistare il territorio prima della tregua. Gli eurodeputati intanto hanno chiesto anche all’Ue e agli stati membri di impegnarsi maggiormente per sostenere le Nazioni Unite nell’elaborazione di un piano necessario a fornire acqua alla popolazione yemenita.