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COMPIE OGGI 226 ANNI LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO

Veniva emanato il 26 agosto del 1789 l’importante testo giuridico risultato della Rivoluzione francese. La Dichiarazione, che contiene una lista di diritti fondamentali di ogni individuo e cittadino, fu redatta da una commissione speciale di cinque membri su mandato dell’Assemblea Nazionale Costituente. Inspirata dagli ideali della rivoluzione americana e a documenti come la Dichiarazione d’Indipendenza, la carta del 1789 rappresentò un passo decisivo e una pietra miliare verso la promulgazione del 1948 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani da parte delle Nazioni Unite.

Il documento è costituito da un breve preambolo seguito da 17 articoli che elencano i diritti fondamentali di ogni uomo, trai i quali l’uguaglianza davanti alla legge, il diritto alla proprietà privata, alla sicurezza, alle libertà di culto, pensiero, parola ed espressione, nonché quello alla resistenza all’oppressione, alla partecipazione ai processi decisionali e legislativi (direttamente o tramite rappresentanza) e il dovere a contribuire alle spese pubbliche, da dividere equamente tra i cittadini. “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.” Questo è il primo e fondamentale articolo della Dichiarazione.

La carta segnò la chiusura definitiva con l’Ancient Regime, alimentando i rapidi cambiamenti sociali del periodo e assegnando la sovranità democratica a tutti i cittadini della nazione. Base di molte Carte costituzionali nazionali in Europa e nel mondo, la Dichiarazione è stata inserita nel 2003 nell’elenco delle Memorie del Mondo dell’Unesco.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, non si occupava però dei diritti delle donne, perchè non erano considerate, di fatto, cittadine francesi e non aboliva nemmeno la schiavitù che, seppur deplorata e già in disuso nell’Europa continentale, veniva ancora utilizzata come prima fonte di manodopera nelle piantagioni delle colonie francesi d’oltreoceano, dove venne abolita solo nel 1794.

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