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IL SESSO CHE FA BENE

Eros o Agape, passione o castità, sfrenata ricerca del piacere o intima relazione umana. Da secoli l’uomo si interroga sul significato profondo della sua sessualità, partendo da una domanda: è la procreazione il suo unico fine? Di sicuro ridurre un tema così ampio alle sensazioni di benessere che accompagnano quest’atto equivarrebbe a banalizzarlo. Fra le tesi più ciniche c’è quella che assimila il sesso umano all’accoppiamento degli animali dettato da tempi fisiologici, in particolare dalla fertilità della femmina che si verifica solo in alcuni momenti dell’anno. In cui il maschio, compiuto il proprio dovere, quasi sempre si allontana, disinteressandosi della progenie. Gli uomini, viceversa, non dovrebbero essere guidati da meri istinti ma da una capacità di ragionamento e scelta superiore a quella delle altre creature. E dunque possono avvicinarsi a questa esperienza per i più diversi motivi: la costruzione di una relazione interpersonale, l’edificazione di un nucleo familiare e, in ultimo, per avere e dare piacere. Ma cosa dice la scienza?

Il sesso fa bene alla salute. Su questo convengono diverse recenti ricerche universitarie. E’ un antidolorifico naturale, aumenta l’autostima e riduce lo stress, protegge la pelle, rallenta il processo d’invecchiamento, stimola il sistema immunitario, mantiene sotto controllo la pressione, riduce il rischio di tumore alla prostata e negli uomini aumenta la produzione di ossitocina, il cosiddetto “ormone della fedeltà”. Una ricerca dell’Università di Munster (in Germania) condotta su 400 pazienti ha dimostrato che fare l’amore aiuta a combattere la cefalea, uno dei mali più diffusi del nostro tempo, mentre un’altra realizzata dall’ateneo di San Paolo (Brasile) ha verificato gli effetti benefici sulla sindrome di Ekbom o “della gamba senza riposo”. Si tratta di un disturbo che colpisce soprattutto le donne fra i 35 e i 50 anni quando sono a letto, provocando il desiderio di muovere continuamente gli arti inferiori e rendendo, quindi, complicato il sonno. A questi si aggiungono il potere decongestionante delle mucose, in caso di raffreddore, e il miglioramento della forma fisica. C’è, ovviamente, anche l’altro lato della medaglia costituito dal rischio di malattie veneree nei rapporti occasionali o dal possibile contatto con virus a potenziale cancerogeno (come il papilloma) specie durante i cosiddetti preliminari. Ma nell’analisi dei medici si tratta di pericoli evitabili attraverso un’attenta prevenzione. Il saldo, dunque, è più che positivo.

E tuttavia sarebbe limitante guardare al sesso soltanto con l’occhio dello specialista dimenticandosi di quanto la piena manifestazione della propria natura sia importante da un punto di vista interiore e anche spirituale. Per le religioni orientali e per quelle monoteiste l’unione intima tra uomo e donna forma un essere completo. Maschio e femmina, non a caso, sono anche concetti filosofici e teologici di primaria importanza che, in alcune fedi, regolano addirittura il funzionamento del cosmo. Visioni, in parte, proprie anche del credo cattolico. Partiamo da un assunto: per la Chiesa il sesso non è un tabù. Uno schiaffo a chi non conoscendo la storia del suo magistero vede nei sacerdoti spietati censori e moralisti. Al contrario esso è considerato elemento perfezionante del matrimonio cristiano. Un concetto che è sacro e giuridico nello stesso tempo. L’articolo 1142 del Codice di diritto Canonico prevede infatti che lo status coniugale possa essere annullato laddove venga accertata la mancata consumazione. Ne deriva che la sessualità di per sé non è qualcosa di sbagliato o peccaminoso ma anzi, la piena realizzazione del disegno di Dio.

La Genesi, a tal proposito, parla di uomo creato “maschio e femmina” e Dio esplicitamente fa riferimento all’unione coniugale quando dice che essi debbano essere “una carne sola”. A tal proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “Gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi”. E aggiunge: “Mediante l’unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l’avvenire della famiglia”.

E allora perché, nella vulgata, si è diffusa la figura della gerarchia ecclesiastica bacchettona, sempre pronta a comminare condanne a chi indugia in atti impuri? Colpa dell’attitudine umana a prendere in considerazione sempre ciò che le conviene. Per la Chiesa, infatti, fare l’amore è giusto purché avvenga nell’ambito del matrimonio, in quanto manifestazione di un amore già sancito dal sacramento e col fine di assicurare la prosecuzione della specie nel Creato. Due persone, in sostanza, devono comprendere intimamente l’atto che compiono, affinché non lo facciano solo per il proprio piacere privato ma per donarsi reciprocamente. Il cattolicesimo, in altre parole, è fedele custode dell’amore e bandisce ciò che svaluta la persona, rendendola un mero oggetto sessuale. E lo fa per un significato sacro (fu San Paolo a definire il corpo quale “tempio” di Dio) ma anche per tutelare la dignità umana. Rendendo uomini e donne consapevoli del proprio valore e non schiavi di desideri effimeri. Dottrine rivoluzionarie in un mondo che sempre più riduce questa esperienza a un elemento esteriore, quasi meccanico. E dove, nel folle tentativo di tramutare il sesso in una sorta di materia mutevole e priva di identità, si è dimenticata la sua vera bellezza e vocazione.

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