Domani In Terris spegnerà la sua prima candelina. Un anno di lavoro, sacrifici, passione, storie. Una scommessa nata in un giorno particolare, l’8 settembre, dal forte significato simbolico per chi è cattolico.
Ci eravamo ripromessi di tornare a un giornalismo che raccontasse scelte esistenziali, proponesse riflessioni sui valori della vita umana, guardasse all’estero con occhi curiosi e spiegasse a chi non si trova in Italia che il Belpaese non è solo quello dove i politici si confrontano a parolacce e slogan ma anche quello fatto da gente operosa, da esempi di abnegazione, di altruismo a volte eroico. Ma anche di piccoli gesti quotidiani che contribuiscono a creare un mondo migliore, la cui voce è quasi sempre soffocata dal rumore dello scontro a tutti i costi
La scommessa era allontanarsi dal becero gossip o dal qualunquismo politico che riempie oggi i quotidiani. Insulti, forzature, trash non volevamo che albergassero su In Terris, e così abbiamo cercato di fare.
In questo percorso abbiamo avuto come meravigliosi compagni di viaggio i nostri lettori, incredibilmente attenti e acuti nel contribuire con i loro suggerimenti, le critiche, a volte i propri scritti a migliorare l’offerta informativa.
E poi nomi prestigiosi del mondo dell’imprenditoria, della giustizia, delle università, della medicina, del sindacato, del clero per offrire agli utenti punti di vista sempre di altissimo livello, ragionamenti da chi conosce la materia. A volte provocando anche qualche fastidio, per aver dato voce a questo o quello; eppure è proprio questo lo scopo profondo di un giornale: creare dibattito, aprire le menti, costringere al ragionamento, seppur fatto sotto forma di critica. E’ dando spazio alle diverse opinioni che si contribuisce a creare un pensiero personale equilibrato, a sua volta prodromico a una coscienza collettiva.
Una sfida, questa, che è solo all’inizio. E per la quale avremo sempre bisogno di recuperare forze, interne ed esterne. Intanto domani festeggiamo il primo compleanno, nella certezza di aver cercato di dare alla collettività un’opportunità nuova e diversa di vedere il giornalismo.