Sette condanne con pene da quattro anni e mezzo fino a nove anni di reclusione e tre richieste di assoluzione. Si chiude con queste richieste la requisitoria del pm di Milano Maurizio Ascione nell’ambito del processo bis a carico di dieci ex dirigenti della Pirelli, imputati in relazione a 28 casi di operai morti o che si sono ammalati di forme tumorali a causa dell’amianto, dopo aver lavorato negli stabilimenti della Pirelli. Gli imputati dovranno rispondere a vario titolo di concorso in omicidio colposo e lesioni gravissime.
Le richieste di condanna riguardano Ludovico Grandi a nove anni; Piero Giorgio Serra – che è stato anche presidente dell’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro – a sette anni; Gianfranco Bellingeri a sei anni; Guido Veronesi – fratello dell’oncologo ed ex ministro della Sanità Umberto – e Omar Liberati a cinque anni e sei mesi; oltre a Gavino Manca e Armando Moroni a quattro anni e sei mesi.
Per quanto riguarda le assoluzioni, la richiesta con la motivazione “perché il fatto non costituisce reato”, è stata formulata per Gabriele Battaglioli, Roberto Picco e Carlo Pedone. In questo processo era imputato anche un altro ex consigliere, Luciano Isola, la cui posizione però è stata stralciata a casa delle gravi condizioni di salute dell’uomo.
Il pm Ascvione sostiene che gli operai si siano ammalati – e alcuni poi sono morti – a causa delle particelle di amianto inalate mentre si trovavano al lavoro negli stabilimenti milanesi tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Riguardo ai 28 operai che hanno lavorato negli impianti della Pirelli e poi si sono ammalati, secondo il magistrato per 14 di loro la relazione tra la malattia e l’esposizione all’amianto è accertata, mentre per gli altri la “correlazione non è chiara”.