Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, oggi, ha invitato Israele ad assumere misure decise per calmare le tensioni attorno alla moschea di al Aqsa, a Gerusalemme, dopo che questa settimana ci sono stati scontri tra le forze di sicurezza e i palestinesi. “E’ senza dubbio una pericolosa violazione dei luoghi santi dell’Islam”, ha detto Sisi in una conferenza stampa congiunta con il presidente dell’Unione europea Donald Tusk, chiedendo “passi immediati ed efficaci” per smorzare le tensioni. “La comunità internazionale deve comprendere l’attaccamento di tutti i musulmani a questo posto”, ha detto ancora il presidente, avvertendo che le tensioni potrebbero avere “gravi conseguenze per la pace e la stabilità”.
Anche l’Arabia Saudita ha espresso giorni fa biasimo e disapprovazione per quelle che Riad ha definito “le violazioni commesse dalle forze di occupazione israeliana presso il luogo sacro della Moschea di Al Aqsa” attribuendo a Israele “la piena responsabilità di ogni conseguenza derivante da tale illegittimo atto di ostilità”. In un comunicato diffuso venerdì dalle ambasciate saudite nel mondo si legge che “l’aggressione (israeliana) contribuisce ad alimentare l’estremismo e la violenza; va contro tutti i princìpi, le leggi e le norme di diritto internazionale; vìola in maniera inconfutabile la sacralità delle religioni; non tiene in considerazione la sensibilità spirituale di oltre un miliardo di musulmani”.
La moschea di al Aqsa, a Gerusalemme, è il terzo luogo santo per l’islam dopo Mecca e Medina (Arabia Saudita) e si trova nello stesso luogo che gli ebrei venerano come il Monte del Tempio. Le autorità palestinesi, in seguito a dei disordini avvenuti nella spianata, hanno posto dei limiti d’accesso alle moschee per i musulmani: possono entrare solo gli uomini con più di 40 anni. La rabbia per la decisione di Tel Aviv ha prodotto reazioni in campo internazionale e attriti con Hamas.