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TROPPE INFO SUL “RENZICOTTERO”, MILITARI NEI GUAI

“Veniamo a sapere che tre sottufficiali di Brindisi sarebbero stati indagati e sottoposti a procedimento disciplinare dall’Aeronautica con l’accusa di aver divulgato informazioni sul volo dell’elicottero che il 2 marzo scorso, con a bordo Matteo Renzi, fu costretto a un atterraggio di emergenza in provincia di Arezzo durante la tratta Firenze-Roma. Uno dei tre militari sarebbe persino stato costretto a cella di rigore. Un fatto che riteniamo gravissimo, perché se verrà confermato vorrà dire che ci troviamo di fronte a una vera e propria operazione di regime”. A parlare sono i parlamentari dei 5 Stelle, che giudicano il fatto “un rastrellamento in piena regola, roba da Corea del Nord, o peggio ancora una lezione di matrice maoista: punirne uno, o tre come nella fattispecie, per educarne cento”.

L’elicottero fu costretto ad un atterraggio d’emergenza nei pressi di Arezzo, a Badia al Pino, nel comune di Civitella “Per il maltempo”, precisarono da Palazzo Chigi. Pioggia fitta nei cieli di Arezzo e scarsa visibilità. In un primo momento si era diffusa la notizia che ci fosse stato un guasto tecnico. Di fatto le motivazioni, che si leggono nella risposta che il ministero della Difesa ha dato all’interrogazione, sono fra le altre quelle di “negligenza”, “allontanamento senza autorizzazione durante il servizio” e “inosservanza delle norme in tema di sicurezza e di prevenzione”. I provvedimenti disciplinari “risultano ancorati a legittimi presupposti di fatto e di diritto, risultando una diffusione di materiale video che – in presenza di una adeguata azione di vigilanza incombente sugli interessati – non si sarebbe diversamente verificata”.

Inoltre, nella risposta che è stata data dal ministero della Difesa ai deputati pentastellati, si legge che “sembra superfluo rimarcare come questa diffusione sia risultata e risulti grave, costituendo una palese lesione di profili di sicurezza nazionale e di conseguenza di tutela finalizzata alla protezione di personalità particolarmente esposte al rischio, quali il presidente del consiglio. Su questo tem, va ricordato che sono tutt’ora in corso indagini di polizia giudiziaria al fine di individuare i responsabili, a titolo doloso, della illecita divulgazione delle notizie in questione”.

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