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A FERMO I FUNERALI DI EMMANUEL, DON VINICIO: “ANCHE L’AGGRESSORE E’ UNA VITTIMA”

“Black lives matter” è la scritta fatta con un gessetto sul luogo della colluttazione, costata la vita a Emmanuel Chidi Namdi, da qualcuno che collega, idealmente, la morte del 36enne migrante nigeriano, ucciso dall’ultrà di destra Amedeo Mancini, all’hashtag di protesta per l’uccisione degli afroamericani da parte degli agenti di polizia negli Usa. La scritta è comparsa questa mattina. Il marciapiede, teatro dei fatti, è diventato un piccolo memoriale a cielo aperto con mazzi di fiori, cartelli di solidarietà e piccoli oggetti.

La bara di Emmanuel è stata trasportata, con grande anticipo rispetto all’ora dei funerali fissati per le 18:00, nel Duomo di Fermo. Ad accompagnare il feretro c’era don Vinicio Albanesi, il sacerdote che lo aveva accolto nella sua assieme alla sua compagna. E’ lui che ha celebrato il funerale, insieme all’arcivescovo del luogo, mons. Luigi Conti. Anche l’aggressore di Nnamdi “è una vittima e se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua istintività, la sua aggressività avrebbe fatto bene”. E’ quanto detto da don Vinicio parlando con alcuni giornalisti di Amedeo Mancini, il 39enne ultrà fermato per omicidio preterintenzionale. Alla stampa, che al suo arrivo al duomo di Fermo per il funerale del giovane nigeriano, che gli hanno chiesto se intendesse perdonare Mancini, ha risposto: “Noi perdoniamo tutti. Noi accogliamo tutti”. Alla celebrazione era presente anche la presidente della Camera, Laura Boldrini.

Qualcuno, idealmente, ha anche collegato le parole di Papa Francesco, pronunciate durante l’Angelus, all’omicidio di Emmanuel. “Alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia. Il Signore potrà dirci: ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo trovato mezzo morto ero io – ha detto il Pontefice -. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell’ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io”.

Fuori la chiesa madre di Fermo campeggia la scritta: “Era venuto per vivere in pace, ha trovato la morte. Che dal cielo ci liberi dalle cattiverie umane”. Il manifesto fa anche chiarezza su come va scritto il nome del 36enne, morto dopo una colluttazione con un ultrà di destra. “Lo ricordano con infinito amore – si legge ancora – la moglie Chinyere, gli amici del seminario, la Fondazione Caritas in veritate, le Piccole Sorelle Jesu Caritas, la comunità di Capodarco e quanti gli hanno voluto bene”. Sulla bara di legno chiaro, oltre una foto sorridente di Emmanuel, una rosa bianca, una rosa rossa circondata di spighe ed un’orchidea. Tanti, poi, i fiori portati dall persone che sono venute a visitare la camera mortuaria.

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