La Confederazione europea dei sindacati (Ces) chiede assistenza umanitaria e rispetto dei diritti per i rifugiati che continuano a riversarsi sul nostro continente in fuga da violenze, conflitti e disastri ambientali. Le richieste della Ces sono state presentate in una Conferenza che si è tenuta a Roma, presso il Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi, con il sostegno e la partecipazione di Cgil Cisl e Uil.
Nel corso dei lavori ha invitato l’Unione Europea e i singoli governi nazionali a porre fine a tutte le misure che mettono in pericolo la dignità umana, a fermare le condizioni disumane nei punti di accoglienza e la violazione dei diritti dei rifugiati, ad abbandonare l’accordo Ue- Turchia con un piano d’azione europeo, a riconoscere e difendere l’accordo di Schengen, a dimostrare la volontà politica di re-insediamento dei richiedenti asilo in Europa, a sostenere con più efficacia lo sviluppo dei paesi di origine dei rifugiati e una leadership dell’Ue nel ripristino della pace nelle zone di conflitto; a porre fine, inoltre, alle politiche di austerità che hanno reso le condizioni ancora più difficili nei paesi di arrivo e a prestare particolare attenzione alla condizione delle donne e dei minori sempre più numerosi tra i profughi.
Il riferimento alle donne e ai minori si è reso necessario a causa del crescente fenomeno della violenza nei loro confronti durante tutto il viaggio di fuga verso e attraverso l’Europa, come già evidenziato nel Rapporto delle Nazioni Unite del mese di gennaio, nei testi approvati dalla Commissione Europea nel mese di marzo e nei ripetuti allarmi di Amnesty International. Oltre l’80% dei rifugiati scappano da Paesi come la Siria, l’Iraq e l’Afghanistan. Circa il 40% sono donne e un terzo sono bambini.
La loro presenza richiede dunque monitoraggio e controllo lungo tutto il viaggio. Alcune donne hanno denunciato i rischi e i pericoli cui vanno incontro durante la traversata. Hanno raccontato il lunghissimo e difficile viaggio affermando di essere state minacciate e di aver subito violenza fisica, sfruttamento economico, molestie e di essere state costrette ad avere rapporti sessuali con i trafficanti, col personale di sicurezza o con altri rifugiati, anche all’interno del territorio europeo. Una sofferenza infinita, insomma, su cui bisogna agire con fermezza e rapidità affinché la fuga per la salvezza non si trasformi in una “trappola”, dalle violenze nei loro paesi – come quella delle 19 donne yazide in Iraq, bruciate vive, senza troppi clamori da parte della comunità internazionale e dei media, per essersi rifiutate di diventare schiave dei terroristi – non si passi agli abusi nei territori di transito.
La costruzione di muri e la chiusura delle frontiere, inoltre, non fanno che aumentare le difficoltà favorendo gli assembramenti e le situazioni di convivenza promiscua senza alcun controllo e a rischio quindi di violenze di ogni tipo. Sappiamo che le donne, le ragazze, i minori non accompagnati, le persone con disabilità, donne e uomini anziani, sono tra le persone maggiormente esposte a questi rischi e che pertanto richiedono interventi ed azioni adeguate per la tutela della loro integrità fisica e per il rispetto della loro dignità di esseri umani. Anche noi donne della Cisl, ci uniamo all’appello della Ces auspicando un intervento deciso dell’Europa, in stretto raccordo con i singoli stati membri, per garantire ai rifugiati, in particolare alle categorie più vulnerabili come le donne e i minori, quella sicurezza e quella serenità ormai da tempo perdute e per contrastare il traffico di esseri umani.
“L’Europa è la patria dei diritti umani” – ha affermato Papa Francesco durante la sua visita a Lesbo – “e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere. Purtroppo alcuni, tra cui molti bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini”.