“Niente giustifica il sangue di un fratello, niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto”. E’ quanto affermato da Papa Francesco durante la Veglia di preghiera dei giovani che partecipano alla XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, sabato sera 30 luglio 2016. Il Santo Padre, dopo aver compiuto un lungo giro in papamobile nell’area del Campus Misericordiae di Cracovia, ha raggiunto la grande Porta Santa, attraversandola a piedi insieme a sei giovani in rappresentanza dei rispettivi continenti, uno in più per l’America Latina. Una rappresentazione scenica in cinque tempi (la fede ai dubbiosi, la speranza agli scoraggiati, l’amore agli indifferenti, il perdono a chi ha fatto del male, la gioia alle persone tristi) si è alternata con le toccanti testimonianze di tre partecipanti alla Gmg: Natalia, Rand e Miguel.
La prima, una ragazza polacca, ha narrato la storia della sua conversione, la seconda, una 26enne proveniente dalla martoriata Siria, ha parlato di fede e speranza, il terzo, un giovane paraguaiano, ha condiviso la gioia della rinascita dopo l’inferno della droga. In questo modo, ha osservato il successore di Pietro si rischia la “paralisi” che “ci fa perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri”. Poi c’è anche “un’altra paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da identificare” che nasce quando si “confonde la felicità con un divano”. “Un divano – ha spiegato – come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né preoccuparci”.
Con la “divano-felicità”, ha continuato, “ci troviamo addormentati” mentre “altri – forse i più vivi, ma non i più buoni – decidono il futuro per noi”. Ha constatato, inoltre, che “per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano; per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore”. Il Santo Padre ha fatto presente che “ci sono molte altre droghe socialmente accettate che finiscono per renderci molto o comunque più schiavi. Le une e le altre ci spogliano del nostro bene più grande: la libertà”. E allora bisogna decidersi a “camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio”; “andare per le strade seguendo la ‘pazzia’ del nostro Dio che ci insegna a incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, nel malato, nell’amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo e nel migrante, nel vicino che è solo”.
Il Signore, ha proseguito, “ci invita ad essere attori politici, persone che pensano, animatori sociali”, “ci stimola a pensare un’economia più solidale”. Dio, ha detto ancora Francesco, aspetta e vuole qualcosa da te, “aspetta te” e “viene a rompere le nostre chiusure, viene ad aprire le porte delle nostre vite, delle nostre visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto ciò che ti chiude. Ti sta invitando a sognare, vuole farti vedere che il mondo con te può essere diverso. E’ così: se tu non ci metti il meglio di te, il mondo non sarà diverso”. “Oggi – ha concluso – Gesù ti invita, ti chiama a lasciare la tua impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, che segni la tua storia e la storia di tanti”.